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Contemplare il Vangelo di oggi

Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)

IV Domenica (C) del Tempo Ordinario
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Prima Lettura (Ger 1,4-5.17-19): Nei giorni del re Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni. Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi, àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro. Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti».
Salmo Responsoriale: 70
R/. La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso. Per la tua giustizia, liberami e difendimi, tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia, una dimora sempre accessibile; hai deciso di darmi salvezza: davvero mia rupe e mia fortezza tu sei! Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza. Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia, ogni giorno la tua salvezza. Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.
Seconda Lettura (1Cor 12,31—13,13): Fratelli, desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.

La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.

Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!
Versetto prima del Vangelo (Lc 4,18): Alleluia, alleluia. Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione. Alleluia.
Testo del Vangelo (Lc 4,21-30): In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

«Nessun profeta è bene accetto nella sua patria»

P. Pere SUÑER i Puig SJ (Barcelona, Spagna)

Oggi, in questa quarta domenica del tempo ordinario, la liturgia continua a presentarci Gesù parlando nella sinagoga di Nazaret. Si unisce al Vangelo di domenica scorsa in cui Gesù leggeva nella sinagoga la profezia di Isaia: «Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a proclamare ai prigionieri la liberazone (...)» (Lc 4,18-19). Gesù, al finire la lettura, afferma, senza reticenze, che questa profezia si compie in Lui.

Il Vangelo commenta che la gente di Nazaret si meravigliava che dalle Sue labbra uscissero quelle parole di grazia. Il fatto che Gesù fosse ben conosciuto dai nazareni, poiché era vissuto fra di loro durante l’infanzia e la gioventù, non facilitava la loro predisposizione ad accettare che fosse un profeta. Ricordiamo la frase di Natanaele: «Da Nazaret può venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Gesù rimproverava la loro incredulità, ricordando che: «Nessun profeta è benaccetto nella sua patria» (Lc 4,24). E pone a loro l’esempio di Elia e di Eliseo che fecero miracoli per i forestieri ma non per i loro concittadini.

D’altra parte la reazione dei nazareni fu violenta. Volevano precipitarlo nel vuoto. Quante volte pensiamo che Dio deve svolgere le Sue azioni salvatrici adeguandosi ai nostri grandiloquenti criteri! Ci offende che Lui si valga di ciò che noi consideriamo cose di poco conto. Vorremmo un Dio spettacolare. Ma questo è proprio del tentatore che dall’alto della cima dice; «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui» (Lc 4,9). Gesù si è rivelato come un Dio umile: il Figlio dell’uomo «non è venuto a farsi servire, ma per servire» (Mc 10,45).ImitiamoLo! Non è necessario, per salvare le anime, essere grandi come San Francesco Saverio. L’umile Teresa del bambino Gesù è una sua pari, quale patrona delle missioni.

Pensieri per il Vangelo di oggi

  • «Così ogni anima, privata della virtù e della conoscenza di Dio, quando riceve la parola divina, impara a nutrire la parola con il pane delle virtù, e ad innaffiare la scienza della virtù con la fonte della vita» (San Basilio Magno)

  • «Coraggio, Dio ti benedice sempre, perché cammina con te. Proprio per il dono dello Spirito, Gesù fará partecipare i credenti alla sua comunione filiale e alla sua intimità con il Padre» (San Giovanni Paolo II)

  • «Nell'Antico Testamento, i profeti hanno annunziato che lo Spirito del Signore si sarebbe posato sul Messia atteso (cfr Is 11,2) in vista della sua missione salvifica. La discesa dello Spirito Santo su Gesù, al momento del suo Battesimo (…) costituì il segno che era lui che doveva venire, che egli era il Messia, il Figlio di Dio» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 1.286)