Un team di 200 sacerdoti commenta il Vangelo del giorno
200 sacerdoti commenti il Vangelo del giorno
Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek.
Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici!
A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato.
Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek».
»Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
«Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro?»
Rev. D. Joaquim VILLANUEVA i Poll (Barcelona, Spagna)Oggi, verifichiamo come i giudei oltre al digiuno prescritto per il giorno della espiazione (cf. Lev 16, 29-34) osservavano molti altri digiuni, tanto pubblici come privati. Erano espressioni di condoglio, di penitenza, di purificazione, di preparazione per una festa o una missione, di petizione, di grazia a Dio, ecc. I giudici pietosi apprezzavano il digiuno come un atto proprio di virtù della religione e molto grato a Dio: chi digiuna si rivolge a Dio in un atto di umiltà, Gli chiede perdono privandosi di quelle cose che soddisfacendolo, lo avrebbero appartato da Lui.
Che Gesù non inculchi questa pratica ai suoi discepoli e a chi lo ascolta sorprende ai discepoli di Giovanni e ai farisei. Pensano che è una omissione importante nei suoi insegnamenti. E Gesù dà a loro una ragione fondamentale: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. (Mc 2,19)». Lo sposo, secondo l’espressione dei profeti di Israele indica lo stesso Dio, è la manifestazione dell’amore divino verso gli uomini (Israele è la moglie, non sempre fedele, oggetto dell’amore fedele del marito, Yahvè). Vuol dire che Gesù si paragona a Yahve. Quì stà dichiarando la sua divinità: chiama ai suoi discepoli «Gli amici dello sposo» quelli che stanno con Lui, e così non hanno bisogno di digiunare perché non stanno separati da Lui.
La Chiesa è rimasta fedele a questo insegnamento che venendo dai profeti e incluso essendo una pratica naturale e spontanea in tante religioni, Gesù Cristo lo conferma e gli da un senso nuovo: digiuna nel deserto come preparazione alla sua vita pubblica, ci dice che la preghiera si rafforza con il digiuno, ecc.
Fra quelli che ascoltavano il Signore, la maggioranza erano poveri e sapevano di rammendi, c’erano vendemmiatori che sapevano ciò che accade quando il vino nuovo si versa in barili vecchi. Gesù ricorda loro che devono ricevere il suo messaggio con Spirito nuovo, che rompa il conformismo e la consuetudine delle anime avvantaggiate, ciò che Lui propone non è una interpretazione in più della legge, ma una vita nuova.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«La devozione deve essere esercitata in vari modi. Inoltre, la devozione deve essere praticata in modo adeguato alle proprie forze, ai propri impegni ed occupazioni» (San Francesco di Sales)
«La Parola di Dio è viva, è libera. Il Vangelo è novità. La rivelazione è novità. Gesù è molto chiaro: vino nuovo in otri nuovi. Dio deve essere ricevuto con questa apertura alla novità. E questo atteggiamento si chiama docilità» (Francesco)
«Il sacrificio esterno, per essere autentico, deve essere espressione del sacrificio spirituale (...). I profeti dell'Antica Alleanza denunciavano spesso i sacrifici compiuti senza partecipazione interiore o amore per il prossimo. Gesù ricorda le parole del profeta Osea: ‘Misericordia io voglio e non sacrifici’ (Mt 9,13)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 2.100)
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