Un team di 213 sacerdoti commenta il Vangelo del giorno
213 sacerdoti commenti il Vangelo del giorno
Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. È giusto, del resto, che io provi questi sentimenti per tutti voi, perché vi porto nel cuore, sia quando sono in prigionia, sia quando difendo e confermo il Vangelo, voi che con me siete tutti partecipi della grazia. Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù.
E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.
Il suo agire è splendido e maestoso, la sua giustizia rimane per sempre. Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie: misericordioso e pietoso è il Signore.
Egli dà il cibo a chi lo teme, si ricorda sempre della sua alleanza. Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere, gli diede l’eredità delle genti.
«È lecito o no guarire di sabato?»
Rev. D. Darío Gustavo GATTI Giorgio ISSDSch (Rosario, Santa Fe, Argentina)Oggi il Vangelo ci mostra Gesù: fermo come un bue, mite come un asino. Si trova in casa di un fariseo importante; è sabato. «Essi stavano a osservarlo» (Lc 14,1). In questo clima di giudizio, Gesù guarda davanti a sé e vede un uomo idropico. La sua domanda è diretta: «È lecito o no guarire di sabato?» (Lc 14,3). Una domanda che sfida la rigidità della legge in nome della compassione, del cuore. La legge del sabato, come la nostra domenica, era destinata al riposo e alla santificazione, ma si era trasformata in un peso. Con l’immagine del «figlio o del bue caduto in un pozzo», Gesù mette in luce l’incoerenza di coloro che, preoccupati per i propri beni, li avrebbero salvati senza esitazione, mentre avrebbero rimandato — perché sabato — la guarigione di una persona.
Uno che fu tratto fuori da un pozzo è Saulo di Tarso. Immaginiamo la sua azione di grazie, in sintonia con le parole di papa Leone XIV: «Mentre allora ringraziamo il Signore per la chiamata con cui ha trasformato la sua vita…, gli chiediamo di saper coltivare e diffondere la sua carità, facendoci prossimi gli uni per gli altri.» San Beda interpreta il bue e l’asino come «i popoli giudeo e gentile, chiamati a essere liberati dal pozzo della concupiscenza.» Gesù libera tutti, senza distinzione di condizione o di tempo. Essendo il “Figlio”, avrà certamente ricordato quella notte a Betlemme, sotto lo sguardo tenero di Maria e Giuseppe, quando un bue e un asino lo contemplavano: quel Bambino venuto a tirarci fuori dal pozzo del peccato, tutti e per sempre. Oggi, con occhi di misericordia, ci invita a guardare prima alle persone che alle cose, a dare priorità alla vita, ogni giorno.
La guarigione di oggi, e la parola di Gesù, ci interpellano: le nostre norme, tradizioni o comodità ci impediscono forse di vedere la necessità dell’altro? La mensa — simbolo e sacramento della comunità e della vita eucaristica — alla quale siamo tutti invitati, riflette una verità profonda: la nostra vita ha un valore incalcolabile. A quella mensa, Gesù lava i piedi, si dona come alimento e ci raccomanda: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19).
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Questo idropico fu guarito alla presenza del fariseo, perché nella malattia del corpo dell'uno si esprime la malattia del cuore dell'altro» (San Gregorio Magno)
«La via per essere fedeli alla legge, senza trascurare la giustizia, senza trascurare l'amore, è la via opposta: dall'amore all'integrità; dall'amore al discernimento; dall'amore alla legge. Questa è la via che Gesù ci insegna» (Francisco)
«(…) I regimi la cui natura è contraria alla legge naturale, all'ordine pubblico e ai fondamentali diritti delle persone, non possono realizzare il bene comune delle nazioni alle quali essi si sono imposti» (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1.901)
Altri commenti
«Ma essi tacquero»
Rev. D. Antoni CAROL i Hostench (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)Oggi centriamo il nostro interesse sulla questione struggente che Gesù fa ai farisei: «È lecito o no guarire di sabato?» (Lc 14,3), e l'annotazione significativa da Luca: «Ma essi tacquero» (Lc 14,4).
Sono molti gli episodi evangelici in cui il Signore rimprovera i farisei la loro ipocrisia. Notevole è il desiderio di Dio per farci chiaro quanto Lui spiace questo peccato —la falsa apparenza, l’ inganno presuntuoso—, che è agli antipodi di quella lode di Cristo a Natanaele: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità» (Gv 1,47). Dio ama la semplicità del cuore, l’ingenuità di spirito e, tuttavia, respinge con forza l'intreccio, lo sguardo torbido, il doppio animo, l’ ipocrisia.
Il significativo della domanda del Signore e la risposta in sordina dei farisei è la cattiva coscienza che, in sostanza, avevano. Davanti c'era un paziente che voleva essere guarito da Gesù. Il compimento della Legge ebraica -mera attenzione ai testi in spregio dello spirito- e la presunzione sciocca di condotta impeccabile, porta loro ad essere colpiti dell’ l'atteggiamento di Cristo chi, guidato dal suo cuore misericordioso, non si lascia legare per il formalismo di una legge, e vuole restituire la salute a chi mancava essa.
I farisei, si rendono conto che il loro comportamento ipocrita non è giustificabile e quindi taciono. In questo brano traspare una chiara lezione: la necessità di comprendere che la santità è il seguimento di Cristo —fino all’innamoramento pieno— e non il freddo adempimento di precetti giuridici. I comandamenti sono santi perché provengono direttamente dalla infinita Sapienza di Dio, ma è possibile viverli in modo legalistico e vuoto e, allora arriva l'incongruenza —autentico sarcasmo— di far finta di seguire Dio per finire andando dietro noi stessi.
Lasciamo che l'affascinante semplicità della Vergine Maria s’imponga nelle nostra vite.
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