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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Venne poi un messaggero in Persia ad annunziargli che erano state sconfitte le truppe inviate contro Giuda. Lisia si era mosso con un esercito tra i più agguerriti, ma era stato messo in fuga dai nemici, i quali si erano rinforzati con armi e truppe e ingenti spoglie, tolte alle truppe che avevano sconfitto, e inoltre avevano demolito l’abominio da lui innalzato sull’altare a Gerusalemme, avevano cinto d’alte mura, come prima, il santuario e Bet-Sur, che era una sua città.
Il re, sentendo queste notizie, rimase sbigottito e scosso terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché non era avvenuto secondo quanto aveva desiderato. Rimase così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte depressione e credeva di morire.
Chiamò tutti i suoi amici e disse loro: «Se ne va il sonno dai miei occhi e l’animo è oppresso dai dispiaceri. Ho detto in cuor mio: in quale tribolazione sono giunto, in quale terribile agitazione sono caduto, io che ero così fortunato e benvoluto sul mio trono! Ora mi ricordo dei mali che ho commesso a Gerusalemme, portando via tutti gli arredi d’oro e d’argento che vi si trovavano e mandando a sopprimere gli abitanti di Giuda senza ragione. Riconosco che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali; ed ecco, muoio nella più profonda tristezza in paese straniero».
Mentre i miei nemici tornano indietro, davanti a te inciampano e scompaiono. Hai minacciato le nazioni, hai sterminato il malvagio, il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
Sono sprofondate le genti nella fossa che hanno scavato, nella rete che hanno nascosto si è impigliato il loro piede. Perché il misero non sarà mai dimenticato, la speranza dei poveri non sarà mai delusa.
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: «Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe». Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.
«Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui»
Rev. D. Ramon CORTS i Blay (Barcelona, Spagna)Oggi, la Parola di Dio tratta il tema capitale della risurrezione dei morti. Stranamente, come i sadducèi, neppure noi ci stanchiamo di formulare domande inutili e fuori posto. Vogliamo risolvere questioni dell’aldilà con i criteri di quaggiù, mentre nel mondo futuro tutto sarà diverso: «Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dei morti, non prendono né moglie né marito» (Lc 20,35). Partendo da premesse sbagliate, arriviamo a conclusioni erronee.
Se ci amassimo di più e meglio, non ci risulterebbe strano che in cielo non ci sia l’esclusivismo dell’amore che viviamo quaggiù, totalmente comprensibile per la nostra limitazione, che ci rende difficile uscire dai nostri circoli immediati. Ma nel cielo ci ameremo tutti e con un cuore puro, senza invidie né diffidenze, e non solo verso il marito o la moglie, i figli o i consanguinei, ma verso tutti, senza eccezioni né discriminazioni d’idioma, di nazionalità, razza o cultura, perché l’«amore vero raggiunge una forza grande» (San Paolino di Nola).
Ci fa molto bene ascoltare queste parole della Sacra Scrittura che affiorano sulle labbra di Gesù. Ci fa bene, perché potrebbe succederci che, mossi da tanti fattori che non ci lasciano neppure il tempo di pensare, e, sotto l’influenza di una cultura ambientale che sembra negare la vita eterna, potremmo arrivare a sentirci presi dal dubbio riguardo alla risurrezione dei morti. Sì, ci fa molto bene che lo stesso Signore sia chi ci dice che c’è un futuro aldilà della distruzione del nostro corpo e di questo mondo passeggero: «Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: «Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe». Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui»» (Lc 20,37-38).
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Se risorgo in un corpo aereo, non sarò più io a risorgere: come potrebbe esserci una vera risurrezione, se la mia carne non fosse una vera carne?» (San Gregorio Magno)
«Già su questa terra, nella preghiera, nei Sacramenti, nella fraternità, troviamo Gesù e il suo amore, e così possiamo avere un assaggio della vita risorta» (Francesco)
«Che cosa significa “risuscitare”? (…). Dio nella sua onnipotenza restituirà definitivamente la vita incorruttibile ai nostri corpi riunendoli alle nostre anime, in forza della risurrezione di Gesù» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 997)