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Contemplare il Vangelo di oggi

Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)

Lunedì della II settimana del Tempo Ordinario
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Prima Lettura (1Sam 15,16-23): In quei giorni, Samuèle disse a Saul: «Lascia che ti annunci ciò che il Signore mi ha detto questa notte». E Saul gli disse: «Parla!». Samuèle continuò: «Non sei tu capo delle tribù d’Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Il Signore non ti ha forse unto re d’Israele? Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: “Va’, vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti”. Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?».

Saul insisté con Samuèle: «Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag, re di Amalèk, e ho sterminato gli Amaleciti. Il popolo poi ha preso dal bottino bestiame minuto e grosso, primizie di ciò che è votato allo sterminio, per sacrificare al Signore, tuo Dio, a Gàlgala».

Samuèle esclamò: «Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’obbedienza alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti. Sì, peccato di divinazione è la ribellione, e colpa e terafìm l’ostinazione. Poiché hai rigettato la parola del Signore, egli ti ha rigettato come re».
Salmo Responsoriale: 49
R/. A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio.
«Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici, i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti. Non prenderò vitelli dalla tua casa né capri dai tuoi ovili».

«Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che hai in odio la disciplina e le mie parole ti getti alle spalle?

Hai fatto questo e io dovrei tacere? Forse credevi che io fossi come te! Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa. Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora; a chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio».
Versetto prima del Vangelo (Ebr 4,12): Alleluia, alleluia. La parola di Dio è viva ed efficace, discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Alleluia.
Testo del Vangelo (Mc 2,18-22): In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.

»Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

«Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro?»

Rev. D. Joaquim VILLANUEVA i Poll (Barcelona, Spagna)

Oggi, verifichiamo come i giudei oltre al digiuno prescritto per il giorno della espiazione (cf. Lev 16, 29-34) osservavano molti altri digiuni, tanto pubblici come privati. Erano espressioni di condoglio, di penitenza, di purificazione, di preparazione per una festa o una missione, di petizione, di grazia a Dio, ecc. I giudici pietosi apprezzavano il digiuno come un atto proprio di virtù della religione e molto grato a Dio: chi digiuna si rivolge a Dio in un atto di umiltà, Gli chiede perdono privandosi di quelle cose che soddisfacendolo, lo avrebbero appartato da Lui.

Che Gesù non inculchi questa pratica ai suoi discepoli e a chi lo ascolta sorprende ai discepoli di Giovanni e ai farisei. Pensano che è una omissione importante nei suoi insegnamenti. E Gesù dà a loro una ragione fondamentale: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. (Mc 2,19)». Lo sposo, secondo l’espressione dei profeti di Israele indica lo stesso Dio, è la manifestazione dell’amore divino verso gli uomini (Israele è la moglie, non sempre fedele, oggetto dell’amore fedele del marito, Yahvè). Vuol dire che Gesù si paragona a Yahve. Quì stà dichiarando la sua divinità: chiama ai suoi discepoli «Gli amici dello sposo» quelli che stanno con Lui, e così non hanno bisogno di digiunare perché non stanno separati da Lui.

La Chiesa è rimasta fedele a questo insegnamento che venendo dai profeti e incluso essendo una pratica naturale e spontanea in tante religioni, Gesù Cristo lo conferma e gli da un senso nuovo: digiuna nel deserto come preparazione alla sua vita pubblica, ci dice che la preghiera si rafforza con il digiuno, ecc.

Fra quelli che ascoltavano il Signore, la maggioranza erano poveri e sapevano di rammendi, c’erano vendemmiatori che sapevano ciò che accade quando il vino nuovo si versa in barili vecchi. Gesù ricorda loro che devono ricevere il suo messaggio con Spirito nuovo, che rompa il conformismo e la consuetudine delle anime avvantaggiate, ciò che Lui propone non è una interpretazione in più della legge, ma una vita nuova.

Pensieri per il Vangelo di oggi

  • «La devozione deve essere esercitata in vari modi. Inoltre, la devozione deve essere praticata in modo adeguato alle proprie forze, ai propri impegni ed occupazioni» (San Francesco di Sales)

  • «La Parola di Dio è viva, è libera. Il Vangelo è novità. La rivelazione è novità. Gesù è molto chiaro: vino nuovo in otri nuovi. Dio deve essere ricevuto con questa apertura alla novità. E questo atteggiamento si chiama docilità» (Francesco)

  • «Il sacrificio esterno, per essere autentico, deve essere espressione del sacrificio spirituale (...). I profeti dell'Antica Alleanza denunciavano spesso i sacrifici compiuti senza partecipazione interiore o amore per il prossimo. Gesù ricorda le parole del profeta Osea: ‘Misericordia io voglio e non sacrifici’ (Mt 9,13)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 2.100)