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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia.
Non è in lite per sempre, non rimane adirato in eterno. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe.
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati». Si alzò e tornò da suo padre.
»Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa.
»Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo». Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso». Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»».
«Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te»
Rev. D. Jordi POU i Sabater (Sant Jordi Desvalls, Girona, Spagna)Oggi, vediamo la misericordia, la nota caratteristica di Dio Padre, nel momento in cui contempliamo una Umanità “orfana”, perché –smemorata- non sa che è figlia di Dio. Cronin parla di un figlio che andò via di casa, dissipò denaro, salute, l’onore della famiglia...fu imprigionato. Poco prima di uscire in libertà, scrisse a casa: se i suoi lo perdonavano che mettessero un fazzoletto bianco sul melo, vicino alla ferrovia. Al vederlo sarebbe tornato a casa; se no, non lo avrebbero più visto. Il giorno che uscì dal carcere, arrivando, non si azzardava a guardare, ci sarà il fazzoletto? «Apri gli occhi!...Guarda!» gli disse un compagno. E rimase a bocca aperta: nell’albero non c’era solo un fazzoletto bianco, ma centinaia di questi; era pieno di fazzoletti bianchi!
Ci ricorda quel quadro di Rembrandt nel quale si vede il figlio che ritorna, indifeso e affamato, ed è abbracciato da un anziano, con due mani diverse: una da padre che abbraccia fortemente; e l’altra da madre affettuosa e dolce, accarezzandolo. Dio è padre e madre...
«Padre, ho peccato» (cf. Lc 15,21), vogliamo dire anche noi, e sentire l’abbraccio di Dio nel sacramento della confessione, e partecipare alla festa dell’Eucarestia: «mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita»(Lc 15,23-24). Così, visto che – «Dio ci aspetta – ogni giorno!- come quel padre della parabola aspettava suo figlio prodigo» (San Josemaría), ricorriamo il cammino con Gesù verso l’incontro con il Padre, dove tutto sarà più chiaro: «Il mistero dell’uomo solo diventa comprensibile alla luce del mistero del Verbo incarnato» (Consiglio Vaticano II).
Il protagonista è sempre il Padre. Che il deserto della Quaresima ci porti a interiorizzare questa chiamata e a partecipare nella misericordia divina, giacché la vita è un ritornare al Padre.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«La parabola del figlio prodigo esprime in modo semplice, ma profondo, la realtà della conversione. La misericordia si manifesta nel suo aspetto veritiero e proprio quando conferma, promuove e trae il bene da tutte le forme di male esistenti nel mondo e nell'uomo» (San Giovanni Paolo II)
«Il nostro Dio è un Dio che attende. Lui è fedele, il Signore è fedele alla sua promessa, perché non può rinnegare se stesso. È fedele. E così ha aspettato tutti noi, lungo il corso della storia. È il Dio che ci aspetta, sempre» (Francesco)
«Il dinamismo della conversione e della penitenza è stato meravigliosamente descritto da Gesù nella parabola detta “del figlio prodigo” il cui centro è ‘il Padre misericordioso’ (Lc 15,11-24): il fascino di una libertà illusoria, l'abbandono della casa paterna; (…) il pentimento e la decisione di dichiararsi colpevole davanti a suo padre; il cammino del ritorno; l'accoglienza generosa da parte del padre; la gioia del padre: ecco alcuni tratti propri del processo di conversione (…)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 1.439)
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