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Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Ti rendo grazie, perché mi hai risposto, perché sei stato la mia salvezza. La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore. Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto. Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre.
»E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
«Io sono il buon pastore»
Mons. José Ángel SAIZ Meneses, Arcivescovo di Siviglia (Sevilla, Spagna)Oggi celebriamo la Domenica del Buon Pastore. In primo luogo, l'atteggiamento delle pecore deve essere quello di ascoltare la voce del pastore e seguirlo. Ascolta attentamente, sii docile alla sua parola, seguilo con una decisione che compromette tutta l'esistenza: la comprensione, il cuore, tutte le forze e tutta l'azione, seguendo le sue orme.
Da parte sua, Gesù, il Buon Pastore, conosce le sue pecore e dona loro la vita eterna, in modo tale che non si perderanno mai e, inoltre, nessuno le toglierà dalla sua mano. Cristo è il vero Buon Pastore che ha dato la vita per le pecore (cfr Jn 10,11), per noi, immolandosi sulla croce. Conosce le sue pecore e le sue pecore lo conoscono, come lo conosce il Padre e lui conosce il Padre. Non è una conoscenza superficiale ed esterna, né solo una conoscenza intellettuale; Si tratta di un rapporto personale profondo, di una conoscenza integrale del cuore, che finisce per diventare amicizia, perché questa è la logica conseguenza del rapporto tra chi ama e chi è amato; di chi sai di poterti fidare completamente.
È Dio Padre che gli ha affidato la cura delle sue pecore. Tutto è frutto dell'amore di Dio Padre donato a suo Figlio Gesù Cristo. Gesù compie la missione affidatagli dal Padre suo, che è la cura delle sue pecore, con una fedeltà che non permetterà a nessuno di strappargliele di mano, con un amore che lo porta a dare la vita per loro, in comunione con il Padre perché "Io e il Padre siamo uno" (Gv 10,30).
È proprio qui che sta la sorgente della nostra speranza: in Cristo Buon Pastore, che vogliamo seguire e di cui ascoltiamo la voce perché sappiamo che solo in Lui si trova la vita eterna. Qui troviamo la forza di fronte alle difficoltà della vita, noi che siamo un gregge debole e che siamo soggetti a varie tribolazioni.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Gesù Cristo è il nostro pontefice, il suo prezioso corpo è il nostro sacrificio, che egli ha immolato sull’altare della croce per la salvezza di tutti gli uomini: Gesù Cristo nostro salvatore» (San Giovanni Fisher)
«Io sono il buon pastore – dice Gesù –, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. Quanto meravigliosa è questa conoscenza!: “Io conosco... ed esse conoscono”» (San Giovanni Paolo II)
«Questo sacrificio di Cristo è unico: compie e supera tutti i sacrifici. Esso è innanzitutto un dono dello stesso Dio Padre che consegna il Figlio suo per riconciliare noi con lui. Nel medesimo tempo è offerta del Figlio di Dio fatto uomo che, liberamente e per amore, offre la propria vita... per riparare la nostra disobbedienza» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 614)
Altri commenti
«Io sono il buon pastore»
Rev. D. Josep VALL i Mundó (Barcelona, Spagna)Oggi, Gesù ci dice: «Io sono il buon pastore» (Gv 10,11). Santo Tommaso d’Aquino, commentando questa affermazione, scrive che «è chiaro che il titolo di “pastore” conviene a Cristo, poiché allo stesso modo che un pastore guida il gregge al pascolo, così Cristo aiuta i fedeli con cibo spirituale: il suo corpo e suo sangue» Tutto cominciò con l'Incarnazione, e Gesù lo compì lungo la sua vita, completandola con la sua morte redentrice e la sua risurrezione. Dopo la risurrezione, affidò questa pastorale a Pietro, gli Apostoli e la Chiesa fino alla fine dei tempi.
Per mezzo dei pastori, Cristo dona la sua parola, egli condivide la sua grazia nei sacramenti e conduce il gregge al Regno: egli stesso è fornito come cibo nel sacramento dell'Eucaristia, ha insegnato la Parola di Dio e del Magistero, e guida sollecitamente il suo popolo. Gesù ha procurato per la Chiesa pastori secondo il suo cuore, cioè, uomini che, impersonandolo per il sacramento dell'Ordine, donino la sua vita per le pecore, con carità pastorale, con umile spirito di servizio, misericordia, pazienza e fortezza. S. Agostino parlava spesso di questa responsabilità impegnativa del pastore: «Questo onore di pastore mi tiene preoccupato (...), ma ovunque io sono terrorizzato perché sono per voi, mi consola il fatto che sono in mezzo a voi (...). Sono vescovo per voi, sono cristiano con voi».
E ognuno di noi cristiani, lavoriamo sostenendo i pastori, preghiamo per loro, gli amiamo e gli obbediamo. Siamo anche pastori per i fratelli, dotandoli con la grazia e la dottrina che abbiamo ricevuto, con la condivisione di preoccupazioni e gioie, aiutando tutti con tutto il cuore. Stiamo con tutti coloro che ci circondano nel mondo familiare, sociale e professionale dando la vita per tutti nello spirito di Cristo, venuto nel mondo «non è venuto per essere servito, ma per servire» (Mt 20,28).
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