Un team di 200 sacerdoti commenta il Vangelo del giorno
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Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi, ero preso da tristezza e angoscia. Allora ho invocato il nome del Signore: «Ti prego, liberami, Signore».
Pietoso e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. Il Signore protegge i piccoli: ero misero ed egli mi ha salvato.
Sì, hai liberato la mia vita dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta. Io camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
«Se qualcuno vuol venire dietro a me (...) prenda la sua croce e mi segua»
Rev. D. Antoni CAROL i Hostench (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)Oggi, troviamo situazioni simili a quella descritta in questo passaggio. Se in questo momento Dio ci domandasse: «Chi dice la gente che io sia?» (Mc 8,27), dovremmo spiegargli di un mucchio di risposte diverse, anche di alcune proprio pittoresche. Basterebbe con dare un'occhiata a ciò che è in gioco e diffuso nei media più diversi. Solamente che ... sono passati più di venti secoli di "tempo della Chiesa". Dopo tanti anni, e ci doliamo e -con S. Faustina- ci lamentiamo davanti Gesù: «Perché è così piccolo il numero di coloro che ti conoscono».
Gesù, in occasione della confessione di fede fatta da Simon Pietro «impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno» (Mc 8,30). La sua condizione messianica era quella di trasmettere agli ebrei con una pedagogia progressiva. Più tardi sarebbe arrivato il momento culminante nel quale Gesù Cristo dichiarerebbe -una volta per tutte- che Egli era il Messia: «Io sono» (Lc 22,70). Da allora, non ci sono scuse per non dichiarare o riconoscere in lui il Figlio di Dio venuto nel mondo per la nostra salvezza. Inoltre: tutti i battezzati abbiamo il gioioso dovere "sacerdotale" di predicare il Vangelo in tutto il mondo e ad ogni creatura (cfr Mc 16,15). Questa chiamata alla predicazione della Buona Novella è tanto più urgente se si considera che su di Lui ci sono ancora ogni sorta di opinioni errate, anche blasfeme.
Ma l'annuncio della sua messianicità e l'avvento del suo Regno passa attraverso la Croce. Infatti, Gesù «cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire» (Marco 8,31), e il Catechismo ci ricorda che «prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio» (n. 769). Ecco, dunque, il modo di seguire Cristo e di farlo conoscere: «Se qualcuno vuol venire dietro a me (...) prenda la sua croce e mi segua» (Mc 8,34).
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Il trionfo della croce ha illuminato tutti coloro che erano afflitti dalla cecità del peccato, ci ha liberato tutti dai legami del peccato, ha redento tutti gli uomini. Pertanto, non dobbiamo vergognarci della croce del Salvatore» (San Cirillo di Gerusalemme)
«Dio sceglie la via della trasformazione dei cuori attraverso la sofferenza e l'umiltà. E noi, come Pietro, dobbiamo convertirci sempre di nuovo» (Benedetto XVI)
«(…) Le sofferenze di Gesù hanno preso la loro forma storica concreta dal fatto che egli è stato ‘riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi’ (Mc 8,31), i quali lo hanno ‘consegnato ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso’ (Mt 20,19)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 572)
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