Un team di 200 sacerdoti commenta il Vangelo del giorno
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Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».
Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
Riconoscete che solo il Signore è Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo.
Perché buono è il Signore, il suo amore è per sempre, la sua fedeltà di generazione in generazione.
«Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco»
P. Josep LAPLANA OSB Monje de Montserrat (Montserrat, Barcelona, Spagna)Oggi, lo sguardo di Gesù sugli uomini è lo sguardo del Buon Pastore, che prende sotto la sua responsabilità le pecore affidate a lui e si occupa di ognuna di loro. Fra Lui e loro crea un vincolo, un istinto di conoscenza e di fedeltà: «ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (Gn 10,27). La voce del Buon Pastore è sempre una chiamata a seguirlo, ad entrare nel suo circolo magnetico di influenza.
Cristo ci ha conquistati non solo con il suo esempio e il suo insegnamento, ma con il prezzo del suo sangue. Gli siamo costati molto perciò non vuole che nessuno dei suoi si perda. E, malgrado ciò, la evidenza si impone: alcuni seguono la chiamata del Buon Pastore e altri no. L’annuncio del Vangelo a qualcuno provoca rabbia, e ad altri gioia. Cosa hanno questi che non abbiano gli altri? Sant’Agostino, davanti al mistero abissale dell’elezione divina, rispondeva: “Dio non ti lascia se tu non lo lasci”; non ti abbandonerà se tu non lo abbandoni. Quindi, non incolpare Dio, ne la Chiesa, ne gli altri, perché il problema della tua fedeltà è solo tuo. Dio non nega la grazia a nessuno, e questa è la nostra forza: afferrarci forte alla grazia di Dio. Non è nessun merito nostro; semplicemente siamo stati “favoriti”.
La fede entra per l’orecchio, ascoltando la parola del Signore, e il pericolo più grande che abbiamo è la sordità, non sentire la voce del Buon Pastore perché abbiamo la testa piena di rumori e di altre voci di dissenso, o ciò che tuttavia è ancora più grave, quello che dice San Ignazio nei suoi Esercizi, “fare il sordo”, sapere che Dio ti chiama e non non darsi per alluso. Colui che si chiude alla chiamata di Dio consapevolmente, ripetutamente, perde la sintonia con Gesù e perderà l’allegria di essere cristiano per andare a pascolare in altri pascoli che non saziano ne danno la vita eterna. Tuttavia, Lui è l’unico che ha potuto dire: «Io do loro la vita eterna» (Gn 10,28).
Pensieri per il Vangelo di oggi
«‘Chiunque entrerà per me sarà salvo’, avrà la libertà di entrare e di uscire, e troverà pascoli abbondanti. Infatti entrarà aprendosi alla fede; uscirà passando dalla fede alla visione; troverà pascoli nel banchetto eterno» (San Gregorio Magno)
«È proprio questa la differenza tra il vero pastore e il ladro: per il ladro, per gli ideologi e i dittatori, le persone sono solo cose che si possiedono. Ma per il vero pastore, al contrario, sono esseri liberi per raggiungere la verità e l'amore» (Benedetto XVI)
«La partecipazione alla celebrazione comunitaria dell'Eucaristia domenicale è una testimonianza di appartenenza e di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. In questo modo i fedeli attestano la loro comunione nella fede e nella carità (…). Si rafforzano vicendevolmente sotto l'assistenza dello Spirito Santo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 2.182)
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