Un team di 200 sacerdoti commenta il Vangelo del giorno
200 sacerdoti commenti il Vangelo del giorno
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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
«C’è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei per chiederne la condanna. Risposi loro che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l’accusato sia messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall’accusa.
Allora essi vennero qui e io, senza indugi, il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell’uomo.
Quelli che lo incolpavano gli si misero attorno, ma non portarono alcuna accusa di quei crimini che io immaginavo; avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo. Perplesso di fronte a simili controversie, chiesi se volesse andare a Gerusalemme e là essere giudicato di queste cose. Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio di Augusto, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare».
Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe.
Il Signore ha posto il suo trono nei cieli e il suo regno dòmina l’universo. Benedite il Signore, angeli suoi, potenti esecutori dei suoi comandi.
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
«Mi ami più di costoro?»
Fr. Habel JADERA (Bogor, Indonesia)Oggi, il Vangelo ci racconta un'altra delle apparizioni di Gesù ai suoi discepoli. In modo profondo, il dialogo tra il Signore e Pietro ci mostra la misericordia di Dio come suo grande amore per i discepoli e per il mondo. Questo non è un dialogo qualsiasi tra Gesù e il suo discepolo Pietro. Sia Gesù Cristo che Pietro parlano di amore, ciascuno dal proprio punto di vista. Le tre domande di Gesù: «Mi ami più di questi? » (Gv 21,15) può essere considerata una riaffermazione del duplice statuto di Pietro, e cioè: da una parte, come discepolo che lo ama più degli altri, e, dall'altra, come discepolo che lo ama a Lui di più che ai loro compagni. In ogni caso, il grande atto d'amore di Gesù Cristo sollecita una risposta profonda da parte di Pietro.
Rispondendo «Sì, Signore, tu sai che ti amo», Simone sembra essere consapevole delle sue tre cadute rinnegando Gesù, il Figlio di Dio che sta davanti a lui e che dice ai discepoli «non sia turbato il vostro cuore», «la pace sia con voi» (cfr Gv 14,27; 20,19).
Gesù conclude questo importantissimo dialogo con la conferma della missione di Pietro e del primato che prima gli aveva concesso (cfr Mt 16,18-20), soprattutto quando Cristo gli dice «Pasci le mie pecorelle». L'adempimento degli incarichi di Gesù richiede un amore straordinario, un amore missionario nell'anima. Questo amore missionario deve andare “in crescendo”. Come ha affermato papa Francesco, «l'amore crea legami e dilata l'esistenza quando trascina la persona fuori di sé verso l'altro».
Per diventare suoi pastori, Gesù Cristo esige la seguente caratteristica fondamentale dell'amore missionario: amarlo più di chiunque altro. Infine, come discepoli di Gesù, ci viene chiesto di rendere operativa la “legge dell'estasi”. L'amante, cioè, deve «uscire da se stesso per trovare nell'altro la crescita del suo essere» (Francesco). L'amore missionario ci spinge ad andare oltre noi stessi!
Pensieri per il Vangelo di oggi
«L'amore non è una questione di miracoli ma semplicemente di virtù.: ‘L'amore è l'adempimento di tutta la legge’ (Rm 13,10). Amatevi gli uni gli altri e in questo modo assomiglierete agli apostoli, sarete al primo posto» (San Giovanni Crisostomo)
«‘Tu ami?’, ha un significato universale, un valore duraturo. Costruisce, nella storia dell'umanità, il mondo del bene.» (San Giovanni Paolo II)
«Gesù ha affidato a Pietro un'autorità specifica (…). Il potere delle chiavi indica l'autorità di governare la casa di Dio, che è la Chiesa. Gesù, ‘il Buon Pastore’ (Gv 10,11) ha confermato questo incarico dopo la sua resurrezione: ‘Pasci le mie pecore’ (Gv 21,15-17)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 553)
Altri commenti
«"Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecore"»
Rev. D. Joaquim MONRÓS i Guitart (Tarragona, Spagna)Oggi, dobbiamo ringraziare san Giovanni che ci lascia costanza della intima conversazione tra Gesù e Pietro: «"Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?". Gli risponde: "Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene". Gli dice Gesù: "Pasci i miei agnelli"» (Gv 21,15). —Dai più piccoli, appena nati alla vita della Grazia... devi averne cura come se fossi Io stesso... Quando per la seconda volta... «gli dice Gesù: "Pasci le mie pecore"», Lui sta dicendo a Simone Pietro: —A tutti quelli che mi seguiranno, tu dovrai presiederli nel mio Amore, devi cercare che abbiano la carità ordinata. Così, tutti sapranno per mezzo tuo che seguono Me; che è mia volontà che tu presieda sempre, amministrando i meriti che —per ognuno— Io ho guadagnato.
«Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,17). Gli fa rettificare la sua triplice negazione e, il solo ricordo, lo rende triste. Ti amo totalmente, sebbene Ti abbia negato..., sai già quanto ho pianto il mio tradimento, sai già quanto sollievo ho trovato solo stando accanto a Tua Madre e con i fratelli.
Troviamo sollievo al ricordare che il Signore stabilì il potere di cancellare il peccato che separa, molto o poco, dal Suo Amore e dall'amore ai fratelli. —Trovo consolazione all'ammettere la verità del mio allontanamento da Te e a sentire dalle Tue labbra sacerdotali l'«Io ti assolvo» “a modo di giudizio”.
Troviamo sollievo in questo potere delle chiavi che Gesù Cristo affida a tutti i suoi sacerdoti-ministri, per riaprire le porte della Sua amicizia. —Signore, vedo che una mancanza d'amore si ripara con un atto di amore immenso. Tutto ciò, ci porta ad apprezzare il valore infinito del sacramento del perdono al confessare i nostri peccati, che realmente non sono altro che “mancanza d'amore”.
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