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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Nìnive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. Per ordine del re e dei suoi grandi fu poi proclamato a Nìnive questo decreto: «Uomini e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e animali si coprano di sacco e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!».
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.
Tu non gradisci il sacrificio; se offro olocàusti, tu non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.
«Come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione»
Fr. Roger J. LANDRY (Hyannis, Massachusetts, Stati Uniti)Oggi, Gesù ci dice che il segno che darà alla “generazione malvagia” sarà Lui stesso come il “segno di Giona” (cf.Lc 11,30). Allo stesso modo di Giona che permise che lo lanciassero dal bordo della nave per calmare la tempesta che minacciava di farli naufragare e così salvare la vita dell’equipaggio-, allo stesso modo Gesù permise che lo lanciassero dal bordo della vita per calmare le tempeste del peccato che mettono a repentaglio le nostre vite. «Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra prima di abbandonare la tomba» (Mt 12,40).
Il segno che Gesù darà ai “malvagi” di ogni generazione è la Sua morte e risurrezione. La Sua morte, liberamente accettata, è il segno dell’incredibile amore di Dio verso di noi: Gesù diede la Sua vita per salvare la nostra. E la Sua risurrezione dai morti costituisce il segno del Suo potere divino. Si tratta del segno più poderoso e commovente decisamente dato mai.
Ma, inoltre, Gesù è pure il segno di Giona, in un altro senso. Giona fu un immagine ed un mezzo di conversione. Quando nella sua predizione: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta» (Gion 3,4) , mette sull’avviso i niniviti pagani, costoro si convertono, giacché tutti loro – dal re fino ai bambini e agli animali vengono coperti di invoglia e ceneri. Lungo questi quaranta giorni di Quaresima abbiamo Qualcuno molto «più grande di Giona» (Lc 11,32) predicando a tutti noi la conversione: lo stesso Gesù. Conseguentemente, la nostra conversione dovrebbe essere altrettanto convincente.
«Giacché Giona era un servo», San Giovanni Crisostomo scrive, parlando di Gesù Cristo, «ma io sono il Maestro; lui fu gettato alla balena, ma io risuscitai tra i morti; e, mentre lui minacciava la distruzione, Io sono venuto a predicare la Buona Nuova e il Regno».
La settimana scorsa, il Mercoledì delle Ceneri, ci siamo coperti di ceneri, ed ognuno ha ascoltato le parole del primo discorso di Gesù Cristo: «Pentitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). La domanda che dobbiamo rivolgerci è: -abbiamo già risposto con una profonda conversione come quella dei niniviti ed abbiamo abbracciato quel Vangelo?
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Giona era un servitore ma io sono il Maestro; lui fu rigettato dalla balena, ma io resusciterò dai morti; lui proclamava la distruzione, ma io sono venuto a predicare la Buona Novella e il Regno» (San Giovanni Crisostomo)
«Una cosa è chiara: il segno di Dio per gli uomini è il Figlio dell’uomo, Gesù stesso. E lo è in maniera profonda nel suo mistero pasquale, nel mistero della morte e della resurrezione. Egli stesso è il “segno di Giona”» (Benedetto XVI)
«Gesù lega la fede nella risurrezione alla sua stessa persona: « Io sono la risurrezione e la vita » (Gv 11,25). (...) Di tale avvenimento senza eguale parla come del segno di Giona, del segno del Tempio: annunzia la sua risurrezione al terzo giorno dopo essere stato messo a morte» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 994)
Altri commenti
«Qui vi è uno più grande di Salomone (...) qui vi è uno più grande di Giona»
Rev. D. Antoni CAROL i Hostench (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)Oggi, il Vangelo ci invita a centrare la nostra speranza in Gesù stesso. Giustamente, Giovanni Paolo II ha scritto che «non sarà una formula ciò che ci salverà, però sì una Persona e la certezza che quella ci infonde: `Io sono con voi!’».
Dio —che è Padre— non ci ha abbandonato: «Il cristianesimo è grazia, è la sorpresa di un Dio che soddisfatto non soltanto con la creazione del mondo e dell’uomo, si è messo al fianco della sua creatura» (Giovanni Paolo II).
Ci troviamo all’inizio della Quaresima: non lasciamo passare l’opportunità che ci offre la Chiesa: «Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2Cor 2,6). Dopo aver contemplato nella passione il viso sofferente di Nostro Signore Gesù Cristo, tuttavia chiederemo ancora più prove del suo amore? «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2Cor 5,21). Ancor di più: «Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?» (rm 8,32). Ancora pretendiamo più segnali?
Sul volto insanguinato di Cristo “ c’è qualcosa di più di Salomone” (...); qui c’è qualcosa di più che Giona. (Lc11,31-32). Questo viso sofferente dell’ora estrema, dell’ora della Croce ‘e “mistero nel mistero”, davanti al quale l’essere umano deve prostrarsi in adorazione”. In effetti, “per restituire all’uomo il viso del Padre, Gesù dovette non solo assumere il viso dell’uomo, ma anche assumere il “viso del peccato” (Giovanni Paolo II). Vogliamo più indizi?
“Qui avete l’uomo!” (Jn 19,5) ecco qui la grande prova. Contempliamolo dal silenzio del “deserto” della preghiera: “ Ciò che ogni cristiano deve fare in qualsiasi momento è (pregare), adesso deve eseguirlo più diligentemente e con più devozione: così adempieremo con l’istituzione apostolica dei quaranta giorni” (San Leone Magno, papa).
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