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200 sacerdoti commenti il Vangelo del giorno
Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Tu non gradisci il sacrificio; se offro olocàusti, tu non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.
Nella tua bontà fa’ grazia a Sion, ricostruisci le mura di Gerusalemme. Allora gradirai i sacrifici legittimi, l’olocàusto e l’intera oblazione.
« Io vi dico: questi (...) tornò a casa sua giustificato »
Fr. Gavan JENNINGS (Dublín, Irlanda)Oggi, Gesù ci presenta due uomini che, di fronte ad un “osservatore” occasionale, potrebbero sembrare quasi identici, giacché essi si trovano allo stesso posto, svolgendo la stessa attività: entrambi «salirono al tempio a pregare» (Lc 18,10). Ma oltre le apparenze, nel profondo delle loro coscienze personali, i due uomini sono radicalmente differenti: l’uno, il fariseo, ha la coscienza tranquilla, mentre l’altro, il pubblicano -esattore delle tasse- si trova inquieto a causa dei suoi sentimenti di colpa.
Ai nostri giorni siamo propensi a considerare i sentimenti di colpa –il rimorso- come un qualcosa che si avvicina ad una aberrazione psicologica. Tuttavia la coscienza di colpa consente al pubblicano di uscire dal Tempio, con l’animo sollevato, giacché «questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato» (Lc 18,14) mentre l’altro no. «Il senso di colpa», ha scritto Benedetto XVI, quando Egli era ancora Cardinale Ratzinger (“Coscienza e verità”), rimuove la falsa tranquillità di coscienza e può essere chiamato, contraria alla mia “protesta della coscienza” contro la mia esistenza auto-compiacente. E’ tanto necessario all’uomo, come il dolore fisico che indica un’alterazione corporale delle funzioni normali».
Gesù non vuole indurci a pensare che il fariseo non stia dicendo la verità quando afferma di non essere avido, ingiusto, ne adultero, che digiuna e offre soldi al Tempio (cf. Lc 18,11); ma neppure che l’esattore delle tasse stia delirando al considerarsi peccatore. Non è questo il caso. Succede, invece che «il fariseo, anche lui, ha colpa. Egli ha la coscienza completamente chiara. Ma il “silenzio della coscienza” lo rende impenetrabile davanti a Dio e d’innanzi agli uomini, mentre il “grido della coscienza” inquieta il pubblicano e lo rende capace della verità e dell’ amore. «Gesù può riscuotere i peccatori!» (Benedetto XVI).
Pensieri per il Vangelo di oggi
«È il cuore che deve essere infranto. E non temere di perdere il tuo cuore infrangendolo, perché il salmo dice anche: "O Dio, crea in me un cuore puro". Per creare questo cuore puro, il cuore impuro deve prima essere infranto» (Sant’Agostino)
«Siamo sempre pronti a passare per innocenti. Ma questo non è il modo di avanzare nella vita cristiana .... Prima e dopo la confessione, nella tua vita, nella tua preghiera, sei capace di accusare te stesso? O è più facile accusare gli altri?» (Francesco)
«Senza essere strettamente necessaria, la confessione dei peccati veniali è tuttavia fortemente raccomandata dalla Chiesa. Infatti, la confessione abituale dei peccati veniali aiuta a formare la coscienza, a combattere le inclinazioni cattive, a lasciarsi guarire da Cristo, a progredire nella vita dello Spirito. Quando il dono della misericordia del Padre è ricevuto frequentemente attraverso questo sacramento, il credente è spinto ad essere anch'egli misericordioso» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 1.458)
Altri commenti
«Chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato»
Rev. D. David COMPTE i Verdaguer (Manlleu, Barcelona, Spagna)Oggi, immersi nella cultura dell’immagine, il Vangelo, che ci viene proposto, ha una profonda carica di contenuto. Ma avanziamo un po’ alla volta.
Nel passaggio che contempliamo, vediamo che nella persona c’è un nodo con tre corde, in modo tale che è impossibile scioglierlo se uno non ha presente le tre corde menzionate. La prima ci relaziona con Dio, la seconda con gli altri e la terza con noi stessi. Osserviamo attentamente: quelli ai quali si dirige Gesù «avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri» (Lc 18,9) e in questo modo, pregavano male. Le tre corde sono sempre relazionate tra di loro!
Come fondamentare bene queste relazioni? Qual’è il segreto per sciogliere il nodo? Ce lo dice la conclusione di questa incisiva Parabola: `l’umiltà´. Così pure fu espresso da Santa Teresa di Avila: «L’umiltà è la verità».
E’ vero, l’umiltà ci permette di riconoscere la verità su noi stessi. Ne compiacersi di vanagloria, ne disprezzarci. L’umiltà ci fa riconoscere, come tali, i doni ricevuti e ci permette di presentare innanzi a Dio il lavoro della giornata. L’umiltà riconosce anche i doni del prossimo. Anzi, si rallegra.
Infine l’umiltà è anche la base della relazione con Dio. Pensiamo che nella parabola di Gesù, il fariseo, conduce una vita inappuntabile, con le pratiche religiose settimanali e, perfino, pratica l’elemosina! Ma non è umile e ciò danneggia tutte le sue azioni.
E’ prossima la Settimana Santa. Presto contempleremo –ancora una volta!- Cristo sulla Croce: «Il Signore crocifisso è una prova insuperabile di amore paziente e di umile mansuetudine» (Giovanni Paolo ll) Lì vedremo come di fronte alla supplica di Dima -«Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42)- il Signore risponde con una “canonizzazione fulminante”, che non ha precedenti: «In verità ti dico: oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43). Questo personaggio era un assassino che resta, infine, canonizzato dallo stesso Cristo, prima di morire.
E’ un caso inedito e, per noi, un motivo di consolazione...; la santità non la “fabbrichiamo” noi, ma la concede Dio se Iddio trova in noi un cuore umile e convertito.