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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Proclama di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore. È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. Siamo stati considerati da lui moneta falsa, e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure. Proclama beata la sorte finale dei giusti e si vanta di avere Dio per padre. Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione. Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà». Hanno pensato così, ma si sono sbagliati; la loro malizia li ha accecati. Non conoscono i misteriosi segreti di Dio, non sperano ricompensa per la rettitudine né credono a un premio per una vita irreprensibile.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti. Molti sono i mali del giusto, ma da tutti lo libera il Signore.
Custodisce tutte le sue ossa: neppure uno sarà spezzato. Il Signore riscatta la vita dei suoi servi; non sarà condannato chi in lui si rifugia.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.
«Nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora»
Fr. Matthew J. ALBRIGHT (Andover, Ohio, Stati Uniti)Oggi, il Vangelo ci permette di contemplare la confusione nata sull'identità e la missione di Gesù Cristo. Quando le persone sono messe di fronte a Gesù, ci sono incomprensioni ed ipotesi su chi Egli è, come in lui vengono o no soddisfatte le profezie del Vecchio Testamento e su quello che da Lui verrà fatto. Le ipotesi e pregiudizi portano alla frustrazione e alla rabbia. Questo è stato sempre così: la confusione su di Cristo e l'insegnamento della Chiesa suscita polemiche e divisioni religiose. Il gregge viene disperso, se le pecore non riconoscono il tuo pastore!
La gente dice, «Sappiamo da dove viene quest’uomo. Invece, quando il Cristo verrà, nessuno saprà da dove» (Gv 7,27), e concludono che Gesù non può essere il Messia perché Egli non risponde all'immagine di " Messiah ", in cui erano stati istruiti. Inoltre, sanno che i capi dei sacerdoti vogliono ucciderlo, ma allo stesso tempo vedono como Egli si muove liberamente senza essere arrestato. Quindi si domandano se forse le autorità «abbiano capito, dopo tutto, che è davvero lui il Cristo?» (Gv 7,26).
Gesù salva la confusione identificandosi Lui stesso come colui spedito da quello che è “veritiero” (cfr Gv 7,28). Cristo è consapevole della situazione, tale come ci relatta Giovanni, e non viene toccato da nessuno perché per Lui non è ancora il momento di rivelare pienamente la sua identità e missione. Gesù sfida le aspettative mostrandosi, non come un lider conquistatore che arriva per rovesciare il dominio romano, ma come il “Servo Sofferente” di Isaia.
Il Papa Francesco scrisse: "La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che sono con Gesù." È urgente per noi per aiutare ciascuno di andare oltre le ipotesi ei pregiudizi su chi è Gesù e che cosa è la Chiesa, e anche di facilitare l'incontro con Gesù. Quando una persona viene a sapere che Gesù è veramente, allora abbondante gioia e pace.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Spesso, cercare Gesù è una buona cosa perché è la stessa cosa che cercare la Parola, la verità e la saggezza. Finché conserviamo il seme della verità depositato nella nostra anima e i comandamenti, la Parola non si allontanerà da noi» (Origini)
«La libertà non è poter fare sempre quello che si vuole: questo ci rende chiusi, distanti e ci impedisce di essere amici aperti e sinceri. La libertà è il dono di poter scegliere il bene: questa è la libertà» (Francesco)
«Come i profeti prima di lui, Gesù professò il più profondo rispetto per il Tempio di Gerusalemme. Fu presentato lì da Giuseppe e Maria quaranta giorni dopo la sua nascita. All'età di dodici anni, scelse di rimanere nel Tempio per ricordare ai suoi genitori che doveva occuparsi degli affari di suo Padre. Durante la sua vita nascosta, vi saliva ogni anno almeno in occasione della Pasqua; il suo ministero pubblico era caratterizzato dai suoi pellegrinaggi a Gerusalemme in occasione delle grandi feste ebraiche» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 583)
Altri commenti
«Nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora»
Rev. D. Josep VALL i Mundó (Barcelona, Spagna)Oggi, l’evangelista Giovanni, ci racconta che a Gesù «non era ancora giunta la sua ora» (Gv 7,30). Si riferisce all’Ora della Croce, al preciso e prezioso momento del Suo sacrificio per i peccati di tutta l’umanità. Non è ancora arrivata l’ora ma il momento è vicino. Sarà il Venerdì Santo quando il Signore porterà a termine la volontà del Padre celestiale e sentirà -come scrisse il Cardinal Wojtyla– tutto «il peso di quell’ora, nella quale il Servo di Jahvè, compirà la profezia di Isaia, pronunciando il suo “si”.
Cristo, -nel suo costante affanno sacerdotale– parla moltissime volte di quest’ora definitiva e determinante (Mt 26,45; Mc 14,35; Lc 22,53; Gv 7,30; 12,27; 17,1). Tutta la vita del Signore sarà dominata per l’Ora suprema, e la desidererà con tutto il suo cuore: «Ho un battesimo da ricevere e grande è la mia angoscia finché non l’avrò ricevuto» (Lc 12,50). E «prima della festa di Pasqua, sapendo Gesù che era venuta la sua ora per passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano del mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13,1). Quel Venerdì, il nostro Redentore affiderà il suo spirito nelle mani del Padre e dal quel momento la sua missione, già compiuta, sarà la missione della Chiesa e di tutti i suoi membri, animati dallo Spirito Santo.
A partire dall’ora di Getsemani, della morte sulla Croce e della Resurrezione, la vita iniziata da Gesù, «guida tutta la storia » (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1165). La vita, il lavoro, la preghiera, la dedicazione di Cristo sono presenti ora nella sua Chiesa: è anche l’Ora del corpo del Signore; la sua Ora diventa la nostra Ora, quella di accompagnarlo nella preghiera del Getsemani, «sempre svegli -come affermava Pascal- sostenendolo nella sua agonia, fino alla fine dei tempi». È l’ora di attuare come membri vivi di Cristo. Per questo «La preghiera dell'Ora di Gesù rimane sempre vigente, così come la sua Pasqua, avvenuta “una volta per tutte”, continua presente nella Liturgia della sua Chiesa.» (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2746).
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