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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Allora Nabucodònosor fu pieno d’ira e il suo aspetto si alterò nei confronti di Sadrac, Mesac e Abdènego, e ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadrac, Mesac e Abdènego e gettarli nella fornace di fuoco ardente. I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti. La fiamma si alzava quarantanove cùbiti sopra la fornace e uscendo bruciò quei Caldèi che si trovavano vicino alla fornace. Ma l’angelo del Signore, che era sceso con Azarìa e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco della fornace e rese l’interno della fornace come se vi soffiasse dentro un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia. Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero. Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di dèi». Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio all’infuori del loro Dio».
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso, Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini, Benedetto sei tu nel firmamento del cielo.
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».
«Se Dio fosse vostro padre, mi amereste»
Pe. Givanildo dos SANTOS Ferreira (Brasilia, Brasile)Oggi, il Signore dirige dure parole ai giudei. Non a qualsiasi giudeo, ma, precisamente, a quelli che abbracciarono la fede: Gesù disse « Ai giudei che avevano creduto in Lui» (Gv 8,31). Senza dubbio, questo dialogo di Gesù riflette l’inizio di quelle difficoltà causate dai primi cristiani giudaizzanti della Chiesa, nei suoi inizi.
Come erano discendenti di Abramo, per consanguineità, questi discepoli di Gesù si consideravano superiori, non solo alle moltitudini che vivevano lontani dalla fede, ma si consideravano superiori a qualunque discepolo non giudeo, anche se partecipasse della stessa fede. Essi dicevano: «Noi siamo discendenti di Abramo» (Gv 8,33); «Il padre nostro è Abramo» (v. 39); «Solo abbiamo un padre, Dio» (v. 41). Nonostante fossero discepoli di Gesù, abbiamo l’impressione che Gesù non rappresentava nulla per loro, che non acrresceva nulla a ciò che già possedevano. Ma è precisamente lì dove si trova il grande errore di tutti loro. I veri figli non sono i discendenti per consanguineità, ma gli eredi della promessa, cioè quelli che credono (cf. Rom 9,6-8). Senza la fede in Gesù, non è possibile che qualcuno raggiunga la promessa di Abramo. Perciò, tra i discepoli, “non ci sono giudei o greci; non ci sono schiavi o liberi; non ci sono uomini o donne”, perché tutti siamo fratelli per il battesimo (cf. Gal 3,27-28).
Non lasciamoci sedurre dall’orgoglio spirituale. I giudeizzanti si consideravano superiori agli altri cristiani. Non è necessario parlare qui dei fratelli separati. Pensiamo, però, a noi stessi. Quante volte alcuni cattolici si considerano migliori di altri cattolici, solo perché seguono questo o quel movimento o perché osservano questa o quella disciplina, o perché ubbidiscono a questo o quell’uso litúrgico. Alcuni, perché sono ricchi, altri, perché studiarono di più, alcuni perché occupano cariche importanti, altri perché provengono da famiglie nobili. «Vorrei che ognuno di voi sentisse la gioia di essere cristiano… Dio guida la Sua Chiesa, è sempre il suo sostegno, anche e specialmente nei momento difficili» (Benedetto XVI)
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Quale peggiore causa di morte può darsi per l'anima che la libertà dell'errore?» (Sant’Agostino)
«Liberazione” significa trasformazione interiore dell’uomo, che é una conseguenza della conoscenza della verità. La trasformazione è dunque un processo spirituale in cui l'uomo matura nella vera giustizia e santità» (San Giovanni Paolo II)
«Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c'è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce “alla schiavitù del peccato”. (cf. Rom 6,17)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 1.733)
Altri commenti
«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»
Rev. D. Iñaki BALLBÉ i Turu (Terrassa, Barcelona, Spagna)Oggi, quando mancano pochi giorni alla Settimana Santa, il Signore ci chiede di lottare per vivere cose molto concrete, piccole, ma, a volte non facili. Nel corso della riflessione lo spiegheremo: fondamentalmente si tratta di perseverare nella Sua parola. Come è importante riferire la nostra vita sempre al Vangelo! Chiediamoci: che cosa farebbe Gesù in questa situazione che devo affrontare? Come trattare questa persona difficile per me? Quale sarebbe la Sua reazione in questa circostanza? Il cristiano -secondo San Paolo- deve essere un “altro Cristo”: «non sono io che vivo, è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). Il riflesso del Signore nella nostra vita di ogni giorno, com’è? Sono un Suo specchio?
Il Signore ci assicura che, se perseveriamo nella Sua parola, conosceremo la verità e la verità ci renderà liberi (cf. Gv 8,32). Dire la verità non sempre è facile. Quante volte ci sfuggono piccole bugie, dissimuliamo, ”facciamo orecchie da mercante”? Non possiamo ingannare Iddio. Lui ci vede, ci contempla, ci ama e ci segue giorno per giorno. L’ottavo comandamento ci insegna che non possiamo testimoniare il falso, dire bugie, per piccole che siano, neanche se ci sembrano insignificanti. Neppure sono accettabili le cosiddette bugie “pietose”. «Sia invece il vostro parlare: «sì, sì», «no, no» (Mt 5,37), ci dice Gesù Cristo in un altro momento. La libertà, questa tendenza al bene, è molto collegata con la verità. A volte non siamo sufficentemente liberi, perché nella nostra vita, c’è una specie di doppio fondo, non siamo chiari. Dobbiamo essere contundenti. Il peccato della bugia ci rende schiavi.
«Se Dio fosse vostro padre, mi amereste» (Gv 8,42), dice il Signore. Come concretizziamo la nostra inquietudine giornaliera per conoscere il Maestro? Con quale devozione leggiamo il Vangelo anche se è poco il tempo che abbiamo a disposizione? Quale impronta lascia questa lettura nella mia vita, nella mia giornata? Si può dire vedendomi, che sto leggendo la vita di Cristo?
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