Un team di 200 sacerdoti commenta il Vangelo del giorno
200 sacerdoti commenti il Vangelo del giorno
Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
«Seguimi»
Pbro. José MARTÍNEZ Colín (Culiacán, Messico)Oggi, il Vangelo ci invita a riflettere sul nostro seguimento di Cristo. È importante saper seguirlo come Lui si aspetta. Giacomo e Giovanni non avevano ancora appreso il valore del messaggio di amore e di perdono: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?» (Lc 9,54). Gli altri convocati non si staccavano realmente dai loro legami familiari. Per seguire Gesù e compiere con la nostra missione, bisogna farlo liberi da qualsiasi legame: «Nessuno che (...)poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».(Lc 9,62).
In occasione della Giornata Missionaria Mondiale, San Giovanni Paolo II fece un richiamo ai cattolici ad essere missionari del Vangelo di Cristo attraverso il dialogo e il perdono. Il motto fu: «La missione è un annucio di perdono». Il Papa disse che solo l’amore di Dio è capace di affratellare a tutti gli uomini di razza e cultura diverse, e potrà far scomparire le dolorose divisioni, i contrasti ideologici, le disuguaglianze economiche e i violenti soprusi che opprimono tuttora l’umanità. Attraverso la diffusione del Vangelo, i credenti aiutano gli uomini a riconoscersi come fratelli.
Se ci sentiamo come veri fratelli, possiamo iniziare a comprenderci e a dialogare con rispetto. Il Papa ha sottolineato che l’impegno per un dialogo attento e rispettoso è una condizione per un autentica testimonianza dell’amore redentore di Dio, perché chi perdona apre il cuore agli altri e diventa capace di amare. Il Signore ce lo lasciò detto nell’Ultima Cena «che vi amiate gli uni agli altri. Da questo riconosceranno tutti che siete miei discepoli» (Gv 13,34-35).
Evangelizzare è un compito di tutti, anche se in modi diversi. Per alcuni sarà recarsi in molti paesi dove ancora non conoscono Gesù. Ad altri, invece, corrisponderà diffondere il Vangelo nel loro intorno. Chiedamoci, per esempio, se quelli che stanno intorno a noi, sanno e vivono le verità fondamentali della nostra fede. Tutti possiamo e dobbiamo appoggiare il lavoro missionario con la nostra preghiera, sacrificio e azione, oltre che con la testimonianza del nostro perdono e comprensione verso gli altri.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Se non fosse stato “vero Dio”, non avrebbe potuto rimediare alla nostra situazione; se non fosse stato "vero uomo", non avrebbe potuto darci un esempio» (San Leone Magno)
«Tutta la storia della Chiesa, con tutti i suoi problemi, mostra anche che c'è un buon terreno, c'è un buon seme, e porta frutto» (Benedetto XVI)
«(…) [Gesù Cristo] stava salendo a Gerusalemme pronto a morire. In tre occasioni aveva ripetuto l'annuncio della sua Passione e Resurrezione. (cf. Mc 8,31-33; 9,31-32; 10,32-34). Rivolgendosi a Gerusalemme dice: ‘Non è conveniente che un profeta perisca fuori da Gerusalemme’ (Lc 13,33)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 557)
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