Un team di 200 sacerdoti commenta il Vangelo del giorno
200 sacerdoti commenti il Vangelo del giorno
Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Ora vedete che io, io lo sono e nessun altro è dio accanto a me. Sono io che do la morte e faccio vivere; io percuoto e io guarisco.
Quando avrò affilato la folgore della mia spada e la mia mano inizierà il giudizio, farò vendetta dei miei avversari, ripagherò i miei nemici.
«Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua»
Rev. D. Pedro IGLESIAS Martínez (Ripollet, Barcelona, Spagna)Oggi, il Vangelo ci mette chiaramente di fronte al mondo. Il suo approccio è radicale, non ammette mezze misure: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). In molte occasioni di fronte alla sofferenza generata per causa nostra, o per colpa di altri, sentiamo dire: «Dobbiamo sopportare la croce che Dio ci manda... questa è la volonta divina...», e così via, accumulando sacrifici, come se fossero dei buoni sconto, incollati a una scheda, che presenteremo il giorno del giudizio celestiale, quando dovremo, rispondere.
La sofferenza non ha valore in se stessa. Cristo non era uno stoico: aveva fame, sete e sentiva stanchezza, non gli piaceva che lo abbandonassero, si lasciava aiutare... Dove poteva mitigava il dolore fisico e morale. E allora, che cosa succede?
Prima di caricare la nostra “croce”, dobbiamo seguire Cristo. Non si soffre e dopo si segue a Cristo... A Cristo lo si segue dall’Amore, ed è quando si comprende il sacrificio e la negazione personale «chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16,25). L’amore e la misericordia portano al sacrificio. Tutto quello che è vero amore genera, in un modo o nell’altro, un sacrificio, però non tutto il sacrificio, genera amore. Dio non è sacrificio; Dio è amore, e solamente da questa prospettiva ha senso il dolore, la stanchezza e le croci della nostra esistenza, seguendo il modello dell’uomo che il Padre ci rivela in Cristo. Sant’Agostino proclamò: «in ciò che si ama, o non si soffre, o lo stesso soffrimento è amato».
Nell’evolversi della nostra vita, non cerchiamo un origine divino per i sacrifici e le difficoltà: «Perché Dio mi manda questo?», ma cerchiamo di trovarne un “uso divino”: «Come potrei fare di questo un atto di fede e di amore?». È da questa posizione che seguiamo a Cristo e come ci faremo –sicuramente- meritevoli dello sguardo misericordioso del Padre. Lo stesso sguardo con il quale guardava a suo Figlio nella Croce.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«L’anima si predisporrà a Dio, operando in essa la Santissima Trinità. Oh anime create per queste grandezze e per loro chiamate!, Cosa fate? In che vi trattenete? (…) Siete cieche!: fino a quando cercherete grandezze e gloria, rimarrete basse ed ignoranti» (San Giovanni della Croce)
«L'importante per qualsiasi persona, la prima cosa che dà importanza alla sua vita, è sapere di essere amata. Dio è lì per primo e mi ama. Questa è la ragione sicura sulla quale si basa la mia vita» (Benedetto XVI)
«(…) ‘Lo Spirito è la nostra vita’; quanto più rinunciamo a noi stessi, (cf. Mt 16,24-26), tanto più lo Spirito fa che anche operiamo (Ga 5,25)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 736)