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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
«Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali»
Rev. D. Valentí ALONSO i Roig (Barcelona, Spagna)Oggi, Gesù ci confronta con l' ingiustizia sociale che viene dal divario tra ricchi e poveri. Come se fosse una di quelle immagini spaventose le quali siamo abituati a vedere in televisione, restiamo commossi dalla storia di Lazzaro, che riesce l' effetto sensazionalista per muovere i sentimenti: «ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe» (Lc 16, 21). La differenza è evidente: il ricco indossava abiti di porpora, il povero aveva per vestito le piaghe.
La situazione di parità arriva rapidamente giacché morirono i due. Ma, allo stesso tempo, la differenza è più accentuata, uno è arrivato accanto Abramo, l’altro, appena sepolto. Se non avessimo mai sentito questa storia, applicando i valori della nostra società, potremmo concludere che chi ha vinto il premio dovrebbe essere il ricco, e quello abbandonato nel sepolcro, il povero.
La sentenza arriva da Abramo, il padre nella fede, e ci chiarisce il risultato: «Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali» (Lc 16,25). La giustizia di Dio trasforma la situazione. Dio non permette che il povero rimanga per sempre nella sofferenza, la fame e la miseria.
Questa storia ha commosso lungo la storia milioni di cuori di persone ricche e ha portato alla conversione di folle, ma quale messaggio avrà bisogno il nostro mondo sviluppato, iper-connesso, globalizzato, per renderci consapevoli delle ingiustizie sociali delle quali siamo autori o, quandomeno, complici? Tutti quelli che udirono il messaggio di Gesù avevano il desiderio di riposare nel seno di Abramo, ma, quante persone nel nostro mondo si conformeranno con essere sepolte quando siano morte, senza voler ricevere il conforto del Padre del cielo? La vera ricchezza è arrivare a vedere Dio, e ciò che è necessario è quello che Sant'Agostino ha detto: «Cammina per l' uomo e arriverai a Dio». Che i Lazzaro di ogni giorno ci aiutino a trovare Dio.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Imparate ad essere ricchi e poveri sia che abbiate qualcosa in questo mondo, sia che non abbiate nulla. Perché troverete anche il mendicante che si esalta e il ricco che si umilia. Dio guarda l'interno!» (Sant’Agostino)
«Davanti a una cultura dell'indifferenza, che con frequenza finisce per essere spietata, il nostro stile di vita dovrà essere pieno di pietà, di empatia, di compassione, di misericordia, che tiriamo fuori dal pozzo della preghiera» (Francesco)
«(…) Il dramma della fame nel mondo chiama i cristiani che pregano in verità ad una responsabilità fattiva nei confronti dei loro fratelli, sia nel loro comportamenti personali sia nella loro solidarietà con la famiglia umana (…)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 2.831)