Un team di 213 sacerdoti commenta il Vangelo del giorno
213 sacerdoti commenti il Vangelo del giorno
Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Entrate: prostràti, adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti. È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce.
Se ascoltaste oggi la sua voce! «Non indurite il cuore come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere».
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
«Siamo servi»
Rev. D. Javier BAUSILI Morenza (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)Oggi, il Vangelo ci presenta due parti che, a prima vista, sembrano scollegate tra loro. Che rapporto c’è tra la fede e il servizio? Spesso, senza rendercene conto, riduciamo la fede a concetti e idee. La releghiamo a un semplice «credere in Dio». E dimentichiamo la sua dimensione relazionale!
Non basta credere che Dio esista. La fede non è un’idea astratta; è una relazione viva, personale, trasformante — e questo cambia tutto. La fede è anche vivere il Vangelo. E vivere il Vangelo, entrare in relazione con il Signore, ci pone nella condizione di servi, di operai del Regno. Come ricordava papa Leone XIV: «Al primo posto viene la relazione con il Signore, coltivare il dialogo con Lui. Allora Egli ci trasforma nei suoi operai e ci invia nel campo del mondo come testimoni del suo Regno.»
Così comprendiamo perché il Signore conclude il suo insegnamento in questo modo. Quando il cuore è inondato dall’Amore del Signore e la fede diventa realtà vissuta, farLo conoscere è il minimo che possiamo fare (cf. Lc 17,10). Vivere come Egli ci propone non è un modo di “ripagare” ciò che abbiamo ricevuto — perché si tratta di un dono di valore inestimabile — ma è il dinamismo naturale di un cuore innamorato. «Egli mi accompagna con il suo Spirito, mi illumina e mi trasforma in strumento del suo amore per gli altri, per la società e per il mondo» (papa Leone XIV).
Ed è proprio questa la nostra missione di cristiani: essere luce nel mondo, far brillare questo dono che abbiamo ricevuto — con le opere e con le parole, in ogni momento e in ogni luogo (cf. 2Tm 4,2). Ciò è possibile non grazie a singole azioni, ma perché tutta la nostra vita diventa testimonianza viva dell’Amore che ha redento il mondo. «Signore, aumentaci la fede» (Lc 17,5), e saremo tuoi servi.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Il Signore paragona la fede perfetta al grano di senape perché nel suo aspetto è semplice, ma è ardente al suo interno» (San Beda il Venerabile)
«Chi è saldamente fondato nella fede, chi ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa, è capace di trasmettere la straordinaria forza del Vangelo» (Benedetto XVI)
«La salvezza viene solo da Dio; ma, poiché riceviamo la vita della fede attraverso la Chiesa, questa è nostra Madre: “Noi crediamo la Chiesa come Madre della nostra nuova nascita (…)” (Fausto di Riez). Essendo nostra Madre, la Chiesa è anche l'educatrice della nostra fede» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 169)
Altri commenti
«Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»
Rev. D. Josep VALL i Mundó (Barcelona, Spagna)Oggi, Cristo parla ancora una volta di servizio. Il Vangelo insiste sempre sullo spirito di servizio. A quello ci aiuta contemplare il Verbo di Dio fatto carne -servo di Jahvè, Isaia- che «spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo» (Fil 2,2-7 ). Cristo ha detto anche: «Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27), perché «appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20, 28). In una occasione, l' esempio di Gesù si materializzò facendo il lavoro di uno schiavo lavando i piedi ai suoi discepoli. Ha voluto lasciare così in modo chiaro, con questo gesto, che i suoi seguaci dovevano servire, aiutare e amarsi gli uni agli altri, come fratelli e servitori di tutti, come propone la parabola del Buon Samaritano.
Dobbiamo vivere la vita cristiana con un senso di servizio senza pensare che stiamo facendo qualcosa di straordinario. Tutta la vita di famiglia, professionale e sociale -nel campo politico, economico, ecc.- deve essere permeata di questo spirito. «Per servire, servire» diceva san Josemaría, che intendeva spiegare che per “essere utile”, si deve vivere una vita di servizio disinteressato senza cercare onori, gloria umana o applausi.
Gli antichi rivindicavano il “nolentes quaerimus” -«cerchiamo per posizioni di governo a coloro che non aspirano a tali; a coloro che non vogliono apparentare»- quando si doveva fissare nominazioni gerarchiche. Questa è l' intenzionalità dei buoni pastori disposti a servire la Chiesa come lei vuole essere servita: assumere la condizione di servi, come Cristo. Ricordiamo, secondo le celebri parole di sant'Agostino, come deve essere esercitata la funzione ecclesiale: «Non tam praeesse quam prodesse»; non tanto col comando o la presidenza ma, piuttosto, con l’utilità e il servizio.