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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.
Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
«Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva»
Pbro. José MARTÍNEZ Colín (Culiacán, Messico)Oggi, il Vangelo presenta Gesù come Maestro, e ci parla del distacco che dobbiamo vivere. Un distacco, in primo luogo, dell'onore o il riconoscimento proprio, che certe volte cerchiamo: «Guardatevi (…) ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. » (cfr Mc 12,38-39). In questo senso, Gesù avverte del cattivo esempio degli scribi.
Distacco, in secondo luogo, delle cose materiali. Gesù loda la povera vedova, allo stesso tempo che deplora la falsità degli altri: «Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece [la vedova], nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere» (Mc 12,44).
Chi non vive il distacco dei beni temporali vive pieno di sé stesso, e non può amare. In questo stato d'animo non c'è "spazio" per gli altri: né compassione, né pietà, né attenzione verso il nostro prossimo.
I santi ci danno esempio. Ecco qui un fatto della vita di San Pio X, quando era ancora vescovo di Mantova. Un commerciante versò calunnie contro il vescovo. Molti dei suoi amici gli consigliarono di denunciare giudizialmente il calunniatore, ma il futuro Papa rispose: «Quel povero uomo ha più bisogno di preghiera che di punizione». E non lo accusò, ma pregò per lui.
Ma non finisce qui la storia. Dopo un tempo a quel commerciante gli andarono male gli affari e dichiarò il fallimento. Tutti i creditori lo perseguitarono fino a lasciarlo senza niente. Solo una persona venne in suo aiuto: il vescovo di Mantova, che, in forma anonima, gli fece mandare una busta con denaro al commerciante, facendogli sapere che il denaro proveniva dalla Signora più misericordiosa, cioè, dalla Nostra Signora del Perpetuo Soccorso.
Vivo veramente il proprio distacco dalle realtà terrene? È il mio cuore vuoto di cose? Può il mio cuore capire i bisogni degli altri? «Il programma del cristiano -il programma di Gesù- è quello di un “cuore che vede”» (Benedetto XVI).
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Una casa di carità non sarà mai povera» (San Giovanni Maria Vianney)
«Il Signore ci chiama a uno stile di vita evangelico segnato dalla sobrietà, a non cedere alla cultura del consumo. Si tratta di cercare l’essenzialità, di imparare a spogliarci di tante cose superflue e inutili che ci soffocano» (Francesco
«Tutti i fedeli devono sforzarsi « di rettamente dirigere i propri affetti, affinché dall'uso delle cose di questo mondo e dall'attaccamento alle ricchezze, contrario allo spirito della povertà evangelica, non siano impediti di tendere alla carità perfetta» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 2.545)