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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
»Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
»E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? ». Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
«Non preoccupatevi per la vostra vita»
Rev. D. Antoni CAROL i Hostench (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)Oggi, Gesù, ricorrendo a metafore prese dalla natura, proprie del suo dintorno, nelle più fertili terre di Galilea, dove trascorse l’infanzia e la Sua adolescenza –i gigli del campo e gli uccelli del cielo- ci ricorda che Dio Padre è provvedente e che se ha cura delle più piccole creature, quanto di più lo farà per gli esseri umani, le sue creature predilette (cf.Mt 6,26-30).
Il testo di Matteo è di un carattere allegro ed ottimista, dove troviamo un Figlio orgogliosissimo di Suo Padre perché è provvedente e veglia costantemente sul benessere della Sua creazione. Quest’ottimismo di Gesù deve essere anche nostro affinché restiamo fermi nella speranza -«Non preoccupatevi» (Mt 6,31)- quando sorgono le situazioni dure nella nostra vita. Deve essere anche uno stimolo perché possiamo anche noi essere provvedenti in un mondo che ha bisogno di vivere quello che è la vera carità, cioè, la messa in marcia dell’amore in azione.
Generalmente ci vien detto che dobbiamo essere i piedi, le mani, gli occhi, l’udito, la bocca di Gesù in mezzo al mondo; nel senso della carità, però, la situazione è ancora più profonda: dobbiamo essere proprio questo, ma del Padre provvedente dei cieli. Gli esseri umani siamo chiamati a trasformare in realtà questa Provvidenza di Dio, con una maggiore sensibilità e correndo in aiuto del più bisognosi.
Benedetto XVI dice che «Destinatari dell'amore di Dio, gli uomini sono costituiti soggetti di carità, chiamati a farsi essi stessi strumenti della grazia, per effondere la carità di Dio e per tessere reti di carità». Il Santo Padre, però, ci ricorda che la carità deve essere accompagnata dalla Verità che è Cristo, affinché non sia trasformata in un semplice atto di filantropia, sprovvisto di ogni senso spirituale cristiano, proprio di quelli che vivono secondo l’insegnamento del Maestro.
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