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Contemplare il Vangelo di oggi

Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)

IX Domenica (B) del Tempo Ordinario
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Prima Lettura (Dt 5,12-15):
Salmo Responsoriale: 80
R/.
Versetto prima del Vangelo (Gv 17,17b):
Testo del Vangelo (Mc 2,23-3,6): In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».

Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

«Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!»

Rev. D. Ignasi FABREGAT i Torrents (Terrassa, Barcelona, Spagna)

Oggi, come ieri, Gesù se la deve vedere con i farisei, che hanno deformato la Legge di Mosè, conservando le minuzie e dimenticando lo spirito che la conforma. I farisei, infatti, accusano i discepoli di Gesù di contravvenire il sabato (cf. Mc 2,24). D’accordo alla loro casistica opprimente, cogliere spighe corrisponde a “mietere”, e trebbiare significa “battere”: questi lavori di campagna –e una quarantina in più che si potrebbero aggiungere- erano proibiti il sabato, giorno di riposo. Come sappiamo già, i pani dell’offerta dei quali ci parla il Vangelo, erano dodici pani che ogni settimana si disponevano nel tavolo del santuario, come un’omaggio delle dodici tribu d’Israele al suo Dio e Signore.

Il comportamento di Abiatar è lo stesso che oggi ci insegna Gesù: i precetti della Legge che hanno meno importanza devono cedere davanti ai più importanti; un precetto cerimoniale deve cedere davanti a un precetto di legge naturale; il precetto del riposo del sabato non si trova, pertanto, al di sopra delle elementari necessità di sopravvivenza. Il Concilio Vaticano II, ispirandosi nel brano che commentiamo, e per sottolineare che la persona deve stare al di sopra delle questioni economiche e sociali, dice: «L’ordine sociale e il suo conseguente sviluppo, devono subordinarsi in ogni momento al bene della persona, perché l’ordine delle cose deve sommetersi all’ordine delle persone e non al rovescio. Lo stesso Signore, lo avvertì quando disse che il sabato è stato fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato (cf. Mc 2,27)».

Sant’Agostino ci dice: «Ama e fa quello che vuoi». ¿L’abbiamo capito bene, o ancora l’ossessione per quello che è di secondo ordine affoga l’amore che bisogna mettere in tutto quello che facciamo? Lavorare, perdonare, correggere, andare a messa la domenica, curare gli ammalati, compiere i comandamenti..., ¿lo facciamo perché è un obbligo o per amore a Dio? Speriamo che queste considerazioni ci aiutino a vivificare tutte le nostre opere con l’amore che il Signore ha messo nei nostri cuori, precisamente per potere amare Lui.