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«Non piangere»
Rev. D. Antoni CAROL i Hostench (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)Oggi, anche noi vorremmo asciugare tutte le lacrime di questo mondo: «Non piangere» (Lc 7,13). I media ci mostrano -ora più che mai- i dolori dell'umanità. Ci sono così tanti! Se potessimo, a tanti uomini e donne, diremmo «alzati» (Lc 7,14). Ma ... non possiamo, non possiamo, Signore! Proviene da l'anima dirgli: -Guarda, Gesù, che siamo sopraffatti dal dolore. Aiutaci!
Davanti a questo senso d’impotenza, cerchiamo di reagire con senso soprannaturale e buon senso. Senso soprannaturale in primo luogo, per porci immediatamente nelle mani di Dio: non siamo da soli, «Dio ha visitato il suo popolo» (Lc 7,16). L'impotenza è nostra, non Sua. Il peggio di tutte le tragedie è la pretesa moderna di costruire un mondo senza Dio e persino Dio dietro. E 'certamente possibile costruire "qualcosa" senza Dio, ma la storia ha dimostrato in modo schiacciante che questo "qualcosa" è spesso disumano. Impariamolo una volta per tutte: "Senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5).
In secondo luogo, il buon senso: non siamo in grado di eliminare il dolore. Tutte le "rivoluzioni" che hanno promesso un paradiso in questa vita hanno finito seminando morte. E anche nel caso improbabile (una cosa impossibile!) che un giorno si sia in grado di eliminare ogni dolore, non potremmo rinunciare alla mortalità ... (per inciso, un dolore al quale solo Cristo-Dio ha dato risposta reale).
Lo spirito cristiano è "realistico" (non nascondere il dolore), e allo stesso tempo, "ottimistico": siamo in grado di "gestire" il dolore. Inoltre, il dolore è occasione per mostrare amore e crescere nell'amore. Gesù Cristo, -il "Dio vicino"- ha percorso questa strada. Nelle parole di Papa Francisco, «commuoversi ("muoversi-con"), la compassione ("soffrire-con") di colui che è in basso, sono gli atteggiamenti di coloro che sanno riconoscere nell'altro la propria immagine [fragile]. Le ferite che cura nel fratello sono unguento proprio. La compassione diventa comunione, ponte che stretta i legami».
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