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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Gerusalemme è costruita come città unita e compatta. È là che salgono le tribù, le tribù del Signore.
Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano; sia pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi.
Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: «Su di te sia pace!». Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene.
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».
«In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!»
Rev. D. Joaquim MESEGUER García (Rubí, Barcelona, Spagna)Oggi, Cafàrnao è la nostra città ed il nostro popolo, dove ci sono persone ammalate, conosciute alcune, anonime altre, frequentemente dimenticate a causa del ritmo frenetico che caratterizza la vita attuale: colmi di lavoro, corriamo senza fermarci e senza pensare a quelli che, per malattia o altre circostanze, restano marginati e non possono seguirne il ritmo. Tuttavia, Gesù ci dirà un giorno: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Il grande pensatore Blaise Pascal raccoglie questa idea all’affermare che:«Gesù Cristo, nei suoi fedeli si trova dall’agonia del Getsemani fino alla fine dei tempi».
Il centurione di Cafàrnao no dimentica il suo servo prostrato nel letto, perché lo ama. Nonostante fosse più facoltoso ed avesse maggiore autorità del suo servo, il centurione gli è riconoscente per i suoi anni di servizio ed ha verso di lui un grande apprezzo. Perciò, mosso dall’amore, si rivolge a Gesù e, davanti al Salvatore, fa una straordinaria confessione di fede, accolta nella liturgia Eucaristica: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito» (cf Mt 8,8). Questa confessione si basa sulla speranza; sorge dalla fiducia posta in Gesù Cristo e, allo stesso tempo, pure dalla coscienza della propria indegnità personale, che l’aiuta a riconoscere la propria povertà.
Solo possiamo avvicinarci a Gesù Cristo con un atteggiamento umile, come quella del centurione. Così possiamo vivere la speranza dell’Avvento: speranza di salvezza e di vita, di riconciliazione e di pace. Solamente può sperare colui che riconosce la propria povertà ed è capace di accorgersi che il senso della sua vita non ha radici in sé stesso, ma in Dio, mettendosi nelle mani del Signore. Avviciniamoci dunque fiduciosi a Cristo, mentre facciamo nostra la preghiera del centurione.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Cosa pensiamo abbia lodato Gesù nella fede del centurione? L'umiltà. L'umiltà del centurione è stata la porta attraverso la quale è entrato il Signore» (Sant'Agostino)
«Il Signore si meravigliò di questo centurione. Si meravigliò della sua fede. Per questo non solo ha trovato il Signore, ma ha anche sentito la gioia di essere stato trovato dal Signore. È molto importante!» (Francesco)
«Davanti alla grandezza di questo sacramento [l'Eucaristia], il fedele non può che fare sua con umiltà e fede ardente la supplica del centurione: ‘O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato’» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1,386)