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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli.
Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
«Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore»
Rev. D. Pere GRAU i Andreu (Les Planes, Barcelona, Spagna)Oggi, la liturgia della Parola c’invita a considerare e ad ammirare la persona di San Giuseppe, un uomo veramente buono. Di Maria, la Madre di Dio s’è detto che era `benedetta fra tutte le donne´ (cf. Lc 1,42). Di Giuseppe s’è scritto che era `giusto´ (cf. Mt 1,19).
Tutti dobbiamo a Dio Padre, Creatore nostro, la nostra identità individuale quali persone fatte a Sua immagine e somiglianza, con libertad reale e radicale. E con la risposta a questa libertà, possiamo dare gloria a Dio, come Lui merita, oppure fare di noi un qualcosa non grato ai suoi occhi.
Non abbiamo nessun dubbio che Giuseppe, con il suo lavoro, con il suo impegno nell’ambiente familiare e sociale in cui viveva, seppe guadagnarsi il “cuore” del Creatore che dovette considerarlo quale uomo di fiducia nell’opera di collaborazione nella Redenzione umana per mezzo di Suo Figlio, fatto uomo come noi.
Impariamo dunque da San Giuseppe la sua fedeltà –ben provata fin dall’inizio- e la sua buona realizzazione lungo la sua vita, unita –strettamente- a Gesù e a Maria.
Lo facciamo patrono ed intercessore per tutti i padri, biologici o no,, che in questo mondo devono aiutare i propri figli a dare una risposta somigliante a quella sua. Lo facciamo patrono della Chiesa, quale entità strettamente legata a suo Figlio e continuiamo a sentire le parole di Maria quando ritrovano Gesù adolescente che s’era “smarrito” nel Tempio: «...tuo padre ed io...» (Lc 2,48).
Con Maria, perciò, nostra Madre, troviamo Giuseppe quale padre. Santa Teresa di Gesù lasciò scritto: «Ho preso, per avvocato e signore, il glorioso San Giuseppe, e mi sono raccomandata molto a lui (...). Non ricordo, fino ad oggi, d’avergli chiesto qualcosa e non averlo ottenuto».
Specialmente padre per quelli che hanno sentito l’invito del Signore ad occupare, per mezzo del ministero sacerdotale, il posto che concede loro Gesù, per portare avanti la Chiesa. San Giuseppe glorioso! Proteggi le nostre famiglie, proteggi le nostre comunità; proteggi tutti quelli che ascoltano la chiamata alla vocazione sacerdotale...e che siano tanti!
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Lui, che aveva avuto il potere di creare tutto dal nulla, si è rifiutato di rifare ciò che era stato profanato se non collaborava Maria» (Sant’Anselmo)
«San Giuseppe è il modello dell’uomo “giusto” che, in perfetta sintonia con sua moglie, accoglie il Figlio di Dio fatto uomo con un atteggiamento di piena disponibilità alla volontà divina» (Benedetto XVI)
«’Dio ha mandato suo Figlio’ (Gal 4,4), ma per ‘preparargli un corpo’ ha voluto la libera collaborazione di una creatura. Per questo, Dio, da tutta l'eternità, ha scelto, perché fosse la Madre del Figlio suo, una figlia d'Israele, una giovane ebrea di Nazaret in Galilea, ‘una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria’ (Lc 1,26-27): Volle il Padre delle misericordie che l'accettazione di colei che era predestinata a essere la Madre precedesse l'Incarnazione, perché così, come la donna aveva contribuito a dare la morte, la donna contribuisse a dare la vita» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 488)