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Contemplare il Vangelo di oggi

Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)

Giovedì, VIII settimana del Tempo Ordinario
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Prima Lettura (Sir 42,15-16): Ricorderò ora le opere del Signore e descriverò quello che ho visto. Per le parole del Signore sussistono le sue opere, e il suo giudizio si compie secondo il suo volere. Il sole che risplende vede tutto, della gloria del Signore sono piene le sue opere. Neppure ai santi del Signore è dato di narrare tutte le sue meraviglie, che il Signore, l’Onnipotente, ha stabilito perché l’universo stesse saldo nella sua gloria. Egli scruta l’abisso e il cuore, e penetra tutti i loro segreti. L’Altissimo conosce tutta la scienza e osserva i segni dei tempi, annunciando le cose passate e future e svelando le tracce di quelle nascoste.

Nessun pensiero gli sfugge, neppure una parola gli è nascosta. Ha disposto con ordine le meraviglie della sua sapienza, egli solo è da sempre e per sempre: nulla gli è aggiunto e nulla gli è tolto, non ha bisogno di alcun consigliere. Quanto sono amabili tutte le sue opere! E appena una scintilla se ne può osservare. Tutte queste cose hanno vita e resteranno per sempre per tutte le necessità, e tutte gli obbediscono. Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all’altra, egli non ha fatto nulla d’incompleto. L’una conferma i pregi dell’altra: chi si sazierà di contemplare la sua gloria?
Salmo Responsoriale: 32
R/. Dalla parola del Signore furono fatti i cieli.
Lodate il Signore con la cetra, con l’arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo, con arte suonate la cetra e acclamate.

Perché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. Egli ama la giustizia e il diritto; dell’amore del Signore è piena la terra.

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. Come in un otre raccoglie le acque del mare, chiude in riserve gli abissi.

Tema il Signore tutta la terra, tremino davanti a lui gli abitanti del mondo, perché egli parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto.
Versetto prima del Vangelo (Gv 8,12): Alleluia, alleluia. Io sono la luce del mondo, dice il Signore: chi segue me avrà la luce della vita. Alleluia.
Testo del Vangelo (Mc 10,46-52): In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».

Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

«Figlio di Davide, abbi pietà di me!»

P. Ramón LOYOLA Paternina LC (Barcelona, Spagna)

Oggi, Cristo esce a trovarci. Tutti siamo Bartimeo: quel cieco vicino al quale passò Gesù e saltò gridando fino che le prestasse attenzione. Forse abbiamo un nome un po' più gradevole... però la nostra debolezza umana (morale) assomiglia la cecità che soffriva il nostro protagonista. Neanche noi raggiungiamo a vedere che Cristo vive nei nostri fratelli e, così, li trattiamo come li trattiamo. Forse non arriviamo a vedere nelle ingiustizie sociali, nelle strutture di peccato, una chiamata offensiva ai nostri occhi per un impegno sociale. Chissà non intravediamo che «c’è più felicità nel dare che nel ricevere», che «nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13). Vediamo nuvoloso quello che è nitido: che le illusioni del mondo portano alla delusione, e che i paradossi del Vangelo, dopo le difficoltà, procurano frutto, realizzazione e vita. Siamo veramente non vedenti, ma non eufemisticamente, ma in realtà: nostra volontà indebolita per il peccato eclissa la verità nella nostra intelligenza e scegliamo quello che non ci conviene.

Soluzione:gridare, vuol dire, umilmente pregare «Figlio di Davide, abbi pietà di me!» (Mc 10,48). E gridare in più quanto più ti rimproverino, ti scoraggino o tu ti scoraggi: «Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte...» (Mc 10,48). Gridare che è anche chiedere: «Rabbunì, che io veda» (cf. Mc 10,51). Soluzione: dare, come lui, un salto nella fede, credere più in là delle nostre certezze, fidarsi di chi ci amò, ci creò, ed è venuto a redimerci e restò con noi, nell’Eucaristia.

Il Papa Giovanni Paolo II ce lo diceva con la sua vita: le sue lunghe ore di meditazione –tante che il suo Segretario diceva che pregava “troppo”- ci dicono chiaramente che «quello che prega cambia la storia».

Pensieri per il Vangelo di oggi

  • «Tutto ciò che ha fatto a beneficio dei corpi non lo ha fatto per renderli immortali, anche se alla fine darà allo stesso corpo la salute eterna. Ha voluto, attraverso azioni visibili e temporanee, elevare la fede verso le cose che non si vedono» (Sant'Agostino)

  • «La fede è un cammino di illuminazione: parte dall'umiltà di riconoscersi bisognosi di salvezza e giunge all'incontro personale con Cristo, che ci chiama a seguirlo lungo il cammino dell'amore» (Benedetto XVI)

  • «L’invocazione (…) “Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di noi, peccatori!” (…) coniuga l'inno cristologico di Fil 2,6-11 con l'invocazione del pubblicano e dei mendicanti della luce. Mediante essa il cuore entra in sintonia con la miseria degli uomini e con la misericordia del loro Salvatore» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 2.667)