Un team di 200 sacerdoti commenta il Vangelo del giorno
200 sacerdoti commenti il Vangelo del giorno
Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza resta piena d’immortalità. In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come l’offerta di un olocausto. Nel giorno del loro giudizio risplenderanno, come scintille nella stoppia correranno qua e là. Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro. Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità, i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui, perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.
Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto. Il volto del Signore contro i malfattori, per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce. Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti.
«Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»
Rev. D. Jaume AYMAR i Ragolta (Badalona, Barcelona, Spagna)Oggi, l’attenzione del Vangelo non si dirige all’atteggiamento del padrone, ma a quello dei servi. Gesù invita i suoi apostoli, mediante l’esempio di una parabola, a riflettere sull’atteggiamento di servizio: il servo deve compiere il suo dovere senza aspettarsi una ricompensa: «Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?» (Lc 17,9). Tuttavia, questa non è l’ultima lezione del Maestro con riguardo al servizio. Gesù dirà più avanti ai suoi discepoli : «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.» (Gv 15,15). Gli amici non presentano fatture. Se i servi devono compiere il loro dovere, ancora di più gli apostoli di Gesù. Noi, amici suoi, dobbiamo compiere la missione affidataci da Dio, coscienti che il nostro lavoro non ha diritto a nessuna ricompensa, perché lo facciamo con gioia e perché tutto quello che abbiamo e siamo è un dono di Dio.
Per il credente tutto è un simbolo, per chi ama tutto è un dono. Lavorare per il Regno di Dio è, già la nostra ricompensa; perciò non dobbiamo dire con tristezza né svogliatamente: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10), ma con la gioia di chi è stato chiamato a diffondere il Vangelo.
In questi giorni abbiamo presente anche la festa di un grande santo, di un grande amico di Gesù, molto popolare in Catalogna, san Martino di Tours, che dedicò la sua vita al servizio del Vangelo di Cristo. Di lui scrisse Sulpicio Severo: «Uomo straordinario che non fu soggiogato dal lavoro né vinto dalla morte, non ebbe preferenze per nessuna delle due parti, non temette la morte , non rifiutò la vita! Con le mani e gli occhi alzati verso il cielo, il suo spirito invincibile non smetteva di pregare». Nella preghiera, nel dialogo con l’Amico, troviamo, effettivamente, il segreto e la forza del nostro servire servizio.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Riconosciamo la grazia senza dimenticare la nostra natura; non ti inorgoglire se hai servito bene, perché hai fatto quello che dovevi fare. Il sole fa il suo lavoro, la luna obbedisce; gli angeli compiono la loro missione» (Sant'Ambrogio)
«Se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità» (Benedetto XVI)
«Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c'è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla “schiavitù del peccato”» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 1.733)
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