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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Il profeta Geremìa rispose al profeta Ananìa, sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo, che stavano nel tempio del Signore. Il profeta Geremìa disse: «Così sia! Così faccia il Signore! Voglia il Signore realizzare le cose che hai profetizzato, facendo ritornare gli arredi nel tempio e da Babilonia tutti i deportati. Tuttavia ascolta ora la parola che sto per dire a te e a tutto il popolo. I profeti che furono prima di me e di te dai tempi antichissimi profetizzarono guerra, fame e peste contro molti paesi e regni potenti. Il profeta invece che profetizza la pace sarà riconosciuto come profeta mandato veramente dal Signore soltanto quando la sua parola si realizzerà».
Allora il profeta Ananìa strappò il giogo dal collo del profeta Geremìa, lo ruppe e disse a tutto il popolo: «Così dice il Signore: A questo modo io romperò il giogo di Nabucodònosor, re di Babilonia, entro due anni, sul collo di tutte le nazioni». Il profeta Geremìa se ne andò per la sua strada.
Dopo che il profeta Ananìa ebbe rotto il giogo che il profeta Geremìa portava sul collo, fu rivolta a Geremìa questa parola del Signore: «Va’ e riferisci ad Ananìa: Così dice il Signore: Tu hai rotto un giogo di legno, ma io, al suo posto, ne farò uno di ferro. Infatti, dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Pongo un giogo di ferro sul collo di tutte queste nazioni perché siano soggette a Nabucodònosor, re di Babilonia, e lo servano; persino le bestie selvatiche gli consegno».
Allora il profeta Geremìa disse al profeta Ananìa: «Ascolta, Ananìa! Il Signore non ti ha mandato e tu induci questo popolo a confidare nella menzogna; perciò dice il Signore: Ecco, ti faccio sparire dalla faccia della terra; quest’anno tu morirai, perché hai predicato la ribellione al Signore». In quello stesso anno, nel settimo mese, il profeta Ananìa morì.
Si volgano a me quelli che ti temono e che conoscono i tuoi insegnamenti. Sia integro il mio cuore nei tuoi decreti, perché non debba vergognarmi.
I malvagi sperano di rovinarmi; io presto attenzione ai tuoi insegnamenti. Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu a istruirmi.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
«Alzò gli occhi al cielo»
Rev. D. Xavier ROMERO i Galdeano (Cervera, Lleida, Spagna)Oggi, il Vangelo esplora le nostre “tasche mentali”... Per questo, come nei tempi di Gesù, possono emergere le voci dei prudenti per soppesare se vale la pena tale argomento. I discepoli vedendo che si faceva tardi e che non sapevano come soddisfare tutta quella folla riunita in torno a Gesù, esposero una soluzione adeguata: «perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare» (Mt 14,15). Non pensavano che il loro Maestro e Signore fosse a rompere questo ragionamento cosi prudente, dicendogli dicendogli: «date loro voi stessi da mangiare» (Mt 14,16).
Un detto popolare dice: «Chi lascia al Signore fuori dai suoi conti, non sa contare». Ed è vero, i discepoli, e nemmeno noi, sappiamo contare, perché dimentichiamo spesso la somma più importante: Dio stesso fra di noi.
I discepoli fecero bene i conti , calcolarono con esattezza il numero dei pani e dei pesci, però dividendoli mentalmente fra tanta gente, il risultato era quasi uno zero periodico; per cui decisero di optare per un realismo prudente: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!» (Mt 14,17). Non si resero conto che Gesù —vero Dio e vero Uomo— era fra di loro!
Parafrasando a San Giuseppe Maria, non sarebbe male ricordare che: «Nelle imprese di apostolato, sta bene —è un dovere— che consideri i tuoi medi terreni (2+2=4), ma non dimenticare mai che devi contemplare un’altra addizione: Dio+2+2...». L’ottimismo cristiano non si fondamenta sull´assenza di difficcoltà, di resistenza e di errori personali, ma in Dio che ci dice: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Sarebbe bello che tu ed io, davanti alle difficoltà, prima di emettere una sentenza di morte all’audacia e all’ottimismo dello spirito cristiano, contassimo con Dio. Magari potremmo ripetere con San Francesco quella geniale preghiera: «Là, dove c’è l'odio io porti l'amore»; cioè, lì dove i numeri non escono sappia contare con Dio.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Forse non siamo in grado di dare molto, ma possiamo sempre dare la gioia che viene da un cuore che ama Dio» (Santa Teresa di Calcutta)
«Quei pochi pani e pesci, condivisi e benedetti da Dio, erano sufficienti per tutti. E attenzione! Non è una magia, è un ‘segno’: un segnale che ci invita ad avere fede in Dio, il Padre premuroso» (Francesco)
«La Santa Comunione del Corpo e del Sangue di Cristo aumenta l'unione tra il comunicante ed il Signore, che perdona i peccati veniali e lo preserva dai peccati gravi. Poiché i legami di carità tra il comunicante e Cristo sono rafforzati, la ricezione di questo sacramento rafforza l'unità della Chiesa, il Corpo Mistico di Cristo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 1.416)
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