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Contemplare il Vangelo di oggi

Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)

I Domenica di Quaresima (Anno A)
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Prima Lettura (Gen 2,7-9;3,1-7): Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.

Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».

Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Salmo Responsoriale: 50
R/. Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode.
Seconda Lettura (Rom 5,12-19): Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.

Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Versetto prima del Vangelo (Mt 4,4): Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Testo del Vangelo (Mt 4,1-11): In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».

Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

«Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato»

Mn. Antoni BALLESTER i Díaz (Camarasa, Lleida, Spagna)

Oggi, celebriamo la `prima domenica´ di Quaresima. E’ questo un tempo liturgico “forte”, è un cammino spirituale che ci porta alla partecipazione del grande mistero della morte e della risurrezione di Cristo. Giovanni Paolo II ci dice che «Ogni anno la Quaresima ci si propone come tempo propizio per intensificare la preghiera e la penitenza, aprendo il cuore alla docile accoglienza della volontà divina. In essa ci è indicato un itinerario spirituale che ci prepara a rivivere il grande mistero della morte e risurrezione di Cristo, soprattutto mediante l' ascolto più assiduo della Parola di Dio e la pratica più generosa della mortificazione, grazie alla quale poter venire più largamente in aiuto del prossimo bisognoso».

La Quaresima ed il Vangelo di oggi ci insegnano che la vita è un cammino che deve portarci in cielo. Ma per poterlo meritare, dobbiamo essere provati nelle tentazioni. «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo» (Mt 4,1). Gesù, essendo tentato, volle insegnarci come dobbiamo lottare e vincere nelle nostre tentazioni: con la fiducia in Dio e con la preghiera, con la grazia divina e con la fortezza.

Le tentazioni possono definirsi quali “nemiche dell’anima”. In breve possiamo definirle e sintetizzarle in tre aspetti. In primo luogo, “il mondo”: «di’ che queste pietre diventino pane» (Mt 4,3). Questo suppone vivere solo per ottenere queste cose.

In secondo luogo, “il demonio”: «se gettandoti ai miei piedi, mi adorerai» (Mt 4,9). Questo si manifesta nell’ambizione del potere.

Ed, in fine, “la carne”: «Gettati giù» (Mt 4,6) che significa deporre la fiducia nel corpo. Tutto questo lo esprime meglio San Tommaso D’Acquino dicendo che «la causa delle tentazioni sono le cause delle concupiscenze: il piacere della carne, l’ansietà della gloria e l’ambizione del potere.

Pensieri per il Vangelo di oggi

  • «Gesù nel deserto ha vinto il suo avversario con le parole della Legge, non con la forza del suo braccio. Egli ha vinto perché fossimo vincitori allo stesso modo» (San Leone Magno)

  • «Non possiamo sostenere una spiritualità che dimentichi Dio onnipotente e creatore. In tal modo, finiremmo per adorare altri poteri del mondo, oppure ci metteremmo al posto del Signore, fino al punto di tentare di calpestare la realtà da Lui creata senza conoscere limiti» (Francesco)

  • «Gesù è il nuovo Adamo rimasto fedele là dove il primo soccombette alla tentazione. Gesù ha realizzato perfettamente la vocazione di Israele: contrariamente a coloro che in precedenza avevano provocato Dio per quarant'anni nel deserto (cfr Sal 95,10), Cristo si rivela come il Servo di Dio totalmente obbediente alla volontà divina. In questo Gesù è vincitore sul diavolo; Ha 'legato l'uomo forte' per spogliarlo di ciò di cui si era appropriato (Mc 3,27). La vittoria di Gesù nel deserto sul Tentatore pregusta la vittoria della Passione, l'obbedienza suprema del suo amore filiale per il Padre» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 539)