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Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Mandò a liberare il suo popolo, stabilì la sua alleanza per sempre. Santo e terribile è il suo nome.
Principio della sapienza è il timore del Signore: rende saggio chi ne esegue i precetti. La lode del Signore rimane per sempre.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitatodissetrasé:«Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco,ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
«La tua fede ti ha salvato. Va’ in pace»
Rev. D. Ferran JARABO i Carbonell (Agullana, Girona, Spagna)Oggi, il Vangelo ci invita a stare attenti al perdono che il Signore ci offre: «I tuoi peccati ti sono perdonati» (Lc 7,48). E’ necesario che i cristiani ricordino due cose: che bisogna perdonare senza giudicare la persona e che si deve amare molto perché si è stato perdonato gratuitamente da Dio. C’è una specie di doppia azione: il perdono ricevuto e il perdono che dobbiamo concedere impregnato d’amore.
«Quando qualcuno vi offende, non scaricate la colpa sull’offensore, ma, tutt’al più, sul demonio che lo spinge ad offendere, e scaricate allora sul demonio la vostra ira; abbiate, invece, compassione dell’infelice che agisce sotto l’influenza del diavolo» (san Giovanni Crisostomo). Non si deve giudicare la persona, ma condannare l’atto riprovevole. La persona è oggetto continuo dell’amore del Signore, le azioni, invece, sono ciò che ci allontanano da Dio. Noi, dunque, dobbiamo essere sempre disposti a perdonare, ad accogliere e amare la persona, ma decisi ad allontanare quegli atti contrari all’amore di Dio.
«Chi pecca lesiona l’onore di Dio e il suo amore, la sua stessa dignità di uomo chiamato a essere figlio di Dio e il bene spirituale della Chiesa, della quale ogni cristiano deve essere pietra viva» (Catechismo della Chiesa, n. 1487). Per mezzo del sacramento della Penitenza la persona ha la possibilità e l’opportunità di rifare la sua relazione verso Dio e verso tutta la Chiesa. La risposta al perdono ricevuto non può essere altra che l’amore. Il ricupero della grazia e la riconciliazione deve condurci ad amare con un amore divinizzato. Siamo chiamati ad amare come Dio ama. Domandiamoci, specialmente oggi, se ci rendiamo conto della grandezza del perdono di Dio, se siamo tra quelli che amano le persone e lottano contro il peccato e, infine, se ci accostiamo fiduciosamente al Sacramento della Riconciliazione. Tutto ci è possibile con l’aiuto di Dio. Che la nostra umile preghiera ci aiuti.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Poiché questa donna conosceva le macchie della sua cattiva vita, corse a lavarle alla fonte della misericordia, senza vergognarsi che fossero presenti gli invitati» (San Gregorio Magno)
«Dio ci aspetta sempre, anche se ci siamo allontanati» (Francesco)
«La preghiera contemplativa è la preghiera del figlio di Dio, del peccatore perdonato che si apre ad accogliere l'amore con cui è amato e che vuole corrispondervi amando ancora di più (cf. Lc 7,36-50) (…)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 2.712)