Un team di 200 sacerdoti commenta il Vangelo del giorno
200 sacerdoti commenti il Vangelo del giorno
Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce.
E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
«La gente, chi dice che io sia? (...) Ma voi, chi dite che io sia?»
Rev. D. Joan Pere PULIDO i Gutiérrez (Sant Feliu de Llobregat, Spagna)Oggi, continuiamo ad ascoltare la Parola di Dio aiutati dal Vangelo di San Marco. Un Vangelo che ha uno scopo ben chiaro: scoprire chi è questo Gesù di Nazaret. Marco ci ha offerto, con i suoi testi, la reazione di diversi personaggi di fronte a Gesù: i malati, i discepoli, gli scribi e i farisei. Oggi interpella direttamente ciascuno di noi: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mc 8,29).
Certamente noi che ci chiamiamo cristiani abbiamo il dovere fondamentale di scoprire la nostra identità per dar ragione della nostra fede, cercando di essere buoni testimoni con la vita. Questo dovere ci obbliga a trasmettere un messaggio chiaro e comprensibile ai nostri fratelli e sorelle che possono trovare in Gesù una Parola di Vita che dia senso a tutto ciò che pensano, dicono e fanno. Ma in questa testimonianza dobbiamo cominciare ad essere noi stessi consapevoli del nostro incontro personale con Lui. Giovanni Paolo II, nella sua Lettera apostolica “Novo millennio ineunte”, ci scrisse: «La nostra testimonianza sarebbe insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto».
San Marco, con questo testo, ci offre un buon cammino per contemplare Gesù. In primo luogo, Gesù ci chiede cosa dice la gente di Lui; e potremmo rispondere, come i discepoli: Giovanni il Battista, Elia, un personaggio importante, buono, attraente. Una risposta buona, senza dubbio, ma ancora lontana dalla Verità di Gesù. Egli ci chiede: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mc 8,29). È la domanda della fede, del coinvolgimento personale. Troveremo la risposta solo nell’esperienza del silenzio e della preghiera. È il cammino di fede che fa Pietro e che dobbiamo fare anche noi.
Fratelli e sorelle, sperimentiamo nella preghiera la presenza liberatrice dell’amore di Dio presente nella nostra vita. Egli continua a fare alleanza con noi con chiari segni della sua presenza, come con quell’arcobaleno messo sulle nubi promesso a Noè.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«¿Era necessario che il Figlio di Dio soffrisse per noi? Certamente, e per due ragioni che sono facili da dedurre: una, per rimediare ai nostri peccati; l'altra, per darci un esempio di come dovremmo agire.» (San Tommaso d’Aquino).
«Nel corso dei secoli, i cristiani devono essere continuamente istruiti dal Signore per essere consapevoli che la loro via non è la via della gloria e del potere terreno, ma "la via della croce”» (Benedetto XVI).
«È 'l'amore fino alla fine' (Gv 13,1) che dà al sacrificio di Cristo il suo valore di redenzione e riparazione, di espiazione e soddisfazione (...). Nessun uomo, nemmeno il più santo, era in grado di prendere su di sé i peccati di tutti gli uomini e di offrirsi come sacrificio per tutti. (…)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 616)