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Contemplare il Vangelo di oggi
Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Poiché così dice il Signore, che ha creato i cieli, egli, il Dio che ha plasmato e fatto la terra e l’ha resa stabile, non l’ha creata vuota, ma l’ha plasmata perché fosse abitata: «Io sono il Signore, non ce n’è altri. Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c’è altro dio; un dio giusto e salvatore non c’è all’infuori di me. Volgetevi a me e sarete salvi, voi tutti confini della terra, perché io sono Dio, non ce n’è altri. Lo giuro su me stesso,
dalla mia bocca esce la giustizia, una parola che non torna indietro: davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua». Si dirà: «Solo nel Signore si trovano giustizia e potenza!». Verso di lui verranno, coperti di vergogna, quanti ardevano d’ira contro di lui. Dal Signore otterrà giustizia e gloria tutta la stirpe d’Israele.
Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno. Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto; giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino.
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
«I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati...»
Rev. D. Bernat GIMENO i Capín (Barcelona, Spagna)Oggi, quando notiamo che nella nostra vita non sappiam cosa ci attende, quando perdiamo l’illusione perché non abbiamo il coraggio di guardare oltre i nostri limiti, quando siamo felici per essere fedeli a Gesù Cristo e, allo stesso tempo, ansiosi o lànguidi per non assaporare i frutti della nostra missione apostolica, il Signore vuole che ci chiediamo come Giovanni Battista: «Dobbiamo aspettare un altro» (Lc 7,20).
È chiaro, il Signore è “furbo” e vuole approfittare questa nostra incertezza –perfettamente normale- in modo da farci esaminare tutta la nostra vita, per farci vedere le nostre deficienze, i nostri sforzi, le nostre malattie... e, così, riaffermarci nella nostra fede e moltiplicare “infinitamente” la nostra speranza.
Il Signore non ha limiti quando si tratta di compiere la Sua missione: «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati...» (Lc 7,22). Dove ho risposto la mia speranza? Dove ho riposto la mia felicità? Poiché la speranza è strettamente legata con la felicità interiore, il cristiano, ovviamente, deve vivere come una persona qualsiasi, ma sempre con lo sguardo fisso su Cristo, che non ci abbandona mai. Un cristiano non può vivere la sua vita al margine di Cristo e del Suo Vangelo. Centriamo quindi il nostro sguardo in Lui, che tutto può, e non poniamo limiti alla nostra speranza. «In Lui troverai molto più di quel che puoi osare o chiedere» (San Giovanni della Croce).
La liturgia non è un “gioco sacro”, e la Chiesa ci propone questo tempo di Avvento perché vuole che ogni fedele riaffermi in Cristo la virtù della speranza nella propria vita. Spesso la perdiamo perché ci fidiamo troppo delle nostre proprie forze e non vogliamo riconoscerci “malati”, bisognosi della mano sanatrice del Signore. Ma così deve essere, e Poiché Lui ci conosce e sa che siamo fatti tutti della stessa “pasta”, ci offre la Sua mano salvatrice. -Grazie, Signore, per avermi fatto uscire dal fango ed avermi riempito il cuore di speranza.
Pensieri per il Vangelo di oggi
«Che il nostro pensiero si uniformi alla venuta di Cristo con una preparazione non inferiore a quella che dovremmo avere se Egli dovesse venire nuovamente al mondo» (San Carlo Borromeo)
«‘Egli deve crescere, io devo diminuire’. Questo è il periodo più difficile di Giovanni, perché il Signore aveva uno stile che egli non aveva neanche immaginato. Perchè il Messia ha uno stile così vicino…» (Francesco)
«La Chiesa celebrando ogni anno la liturgia dell'Avvento, attualizza questa festa del Messia: mettendose in comunione con la lunga preparazione della prima venuta del Salvatore, i fedeli ravvivano il fervente desiderio della sua seconda Venuta. Con la celebrazione della nascita e del martirio del Precursore, la Chiesa si unisce al suo desiderio: ‘Egli debe crescere e io invece diminuire’ (Gv 3,30)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 524)