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Vangelo di oggi + omelia (di 300 parole)
Mosè disse ad Aronne: «Che cosa ti ha fatto questo popolo, perché tu l’abbia gravato di un peccato così grande?». Aronne rispose: «Non si accenda l’ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è incline al male. Mi dissero: “Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. Allora io dissi: “Chi ha dell’oro? Toglietevelo!”. Essi me lo hanno dato; io l’ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello».
Il giorno dopo Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa». Mosè ritornò dal Signore e disse: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!». Il Signore disse a Mosè: «Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. Ora va’, conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco, il mio angelo ti precederà; nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato».
Dimenticarono Dio che li aveva salvati, che aveva operato in Egitto cose grandi, meraviglie nella terra di Cam, cose terribili presso il Mar Rosso.
Ed egli li avrebbe sterminati, se Mosè, il suo eletto, non si fosse posto sulla breccia, davanti a lui per impedire alla sua collera di distruggerli.
«Tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno»
Rev. D. Antoni CAROL i Hostench (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)Oggi anche noi —indaffarati come al solito per tante cose— dobbiamo ascoltare, come il Signore ci ricorda che «C’è bisogno di poche cose, o meglio di una sola» (Lc 10,42): l’amore, la santità. È il punto di vista, che non dobbiamo perdere mai, malgrado i nostri impegni quotidiani.
Perché “occupati” lo saremo se obbediamo le indicazioni del Signore: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela» (Gn 1,28). La terra!, il mondo!: ecco qui il nostro luogo di incontro con il Signore. «Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno» (Gv 17,15). Si, il mondo è un “altare” per noi e per donarci a Dio e agli altri.
Siamo del mondo, però non dobbiamo essere mondani. Ben altro, siamo chiamati ad essere —una bella espressione di Papa Giovanni Paolo II— “sacerdoti della creazione”, “sacerdoti” del nostro mondo, di un mondo che amiamo con passione.
Ecco la questione: il mondo e la santità; l’attività giornaliera e l’unica cosa necessaria. Non sono due realtà contrarie: dobbiamo procurare la coerenza di entrambe. E questa coerenza si deve produrre —in primo luogo— nel nostro cuore, che è dove si possono unire cielo e terra, perché nel cuore umano è dove può nascere il dialogo fra il Creatore e la creatura.
È necessaria, dunque, la preghiera. «il nostro è un tempo di continuo movimento, che spesso sfocia nell’attivismo, col rischio facile del “fare per fare”. Dobbiamo resistere a questa tentazione cercando di “essere” prima di “fare”. Ricordiamo proprio il rimprovero di Gesù a Marta: Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno (Lc 10,41-42)» (Giovanni Paolo II).
Non c’è opposizione fra l’essere e il fare, però si c’è un ordine di priorità, di precedenza: «Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,42).
Pensieri per il Vangelo di oggi
«La vita di Marta, è il nostro mondo; la vita di Maria, è il mondo che attendiamo. Viviamo quella di qui con rettitudine per ottenere pienamente quell’altra» (Sant’Agostino).
«La parola di Cristo è chiarissima: non disprezza la vita attiva, né tantomeno la generosa ospitalità; ma ricorda il fatto che l’unica cosa veramente necessaria è un’altra: ascoltare la Parola del Signore» (Benedetto XVI)
«Nella Parola di Dio è insita tanta efficacia e potenza da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa saldezza della fede, cibo dell'anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 131)
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